Iniziamo un percorso di esplorazione degli Yama partendo dal tappetino: scopriremo come integrare, nella nostra pratica, i cinque principi etici della filosofia yogica che Patanjali illustra negli Yoga Sutra.
Gli Yama sono come le fondamenta di un tempio, che devono essere solide per permettere di lavorare sul resto della costruzione e, nel caso della nostra vita, sulla nostra evoluzione, fino alla realizzazione del proprio Sè.
I sutra di Patanjali descrivono l’illusione nella quale ci troviamo quando ci identifichiamo con la nostra mente e il nostro corpo; quindi, mentre ci accingiamo a creare le fondamenta del nostro tempio dobbiamo porre attenzione proprio a questo.
Per farlo possiamo intraprendere la via indicata e radicarci nell’unica realtà possibile: l’unione con la nostra origine divina, che possiamo ottenere attraverso questo percorso in otto passi: le otto membra dello yoga.
Gli Yama rappresentano (insieme ai Niyama, le cose da fare) il primo degli otto passi: sono le regole morali che ci insegnano il controllo; quindi, ciò che non si deve fare sul sentiero spirituale.
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ToggleAhimsa: la non-violenza
Iniziamo con Ahimsa, un concetto chiave nello yoga, che va oltre la semplice non-violenza fisica e che significa non desiderare il male di nessun essere vivente.
“…Ci si separa dalla propria ostilità con un atteggiamento di distacco, e la si scongiura negli altri.”
– yoga sutra 2.35
Patanjali a questo proposito dice che: essere radicati nell’innocuità ci aiuta a superare ogni ostilità e, se abbiamo sviluppato bene la nostra pratica di ahimsa, anche gli altri diventeranno inoffensivi in nostra presenza.
Ahimsa è quindi un invito a coltivare la gentilezza, la compassione e l’amore verso tutti gli esseri viventi, inclusi noi stessi. È un invito a riconoscere l’interconnessione di tutte le cose e a vivere in armonia con il mondo che ci circonda.
Applicare Ahimsa nella vita di tutti i giorni significa:
- Usare un linguaggio gentile: nelle situazioni di disaccordo evitare parole scortesi; non disprezzare o mortificare gli altri; quando abbiamo una giornata storta evitare di manifestarlo parlando in modo distruttivo per chi ascolta; quando si soffre evitare di augurare il male a chi ci ha ferito; non distruggere l’autostima altrui; evitare di parlare di sé stessi in modo dispregiativo;
- Coltivare pensieri compassionevoli: non giudicare nessuno; tenere sotto controllo i pensieri dannosi verso noi stessi e gli altri;
- Praticare azioni non violente: evitare di danneggiare qualsiasi forma di vita; non danneggiare il proprio corpo con sport estremi o con l’uso di sostanze nocive;
- Alimentarsi in modo consapevole: scegliere cibi riflettendo sull’impatto ambientale e sulla sofferenza causata agli animali.
Ahimsa sul tappetino
Per quanto riguarda le posizioni yoga, avere un atteggiamento di non-violenza significa assumere le posture in modo rilassato, rendendo la pratica degli asana un processo di esplorazione di sé stessi.
Sul tappetino, Ahimsa si realizza attraverso la ricerca della stabilità e l’apertura del cuore; quindi, i chakra più coinvolti sono muladhara e anahata: lavoriamo sulle radici per contrastare la paura e sentirci stabili e sicuri, prima di aprire le ali del cuore e lasciare scorrere l’amore compassionevole che solo una persona forte può donare e ricevere a sua volta.
Ogni postura diventa un’opportunità per coltivare la gentilezza verso noi stessi, evitando di forzare il corpo oltre i suoi limiti: questo significa rispettare il corpo riducendo i rischi di farsi male, utilizzare le varianti con l’aiuto di un insegnante esperto e inserire blocchi, cinture e cuscini per restare comodo nella posizione.
Sarà l’impegno e la costanza e soprattutto il non giudizio a rendere la pratica un insegnamento da portare nella tua vita.
La pratica che ho pensato per lavorare con Ahimsa comprende una mudra, delle posizioni in piedi e una breve meditazione che si può facilmente ripetere anche a casa.
Abhaya Mudra: Il Gesto della Protezione
Una mudra che esprime profondamente il concetto di Ahimsa è Abhaya Mudra, gesto che promette protezione o gesto del coraggio.
È un sigillo molto utilizzato nell’iconografia indiana, per esempio nelle raffigurazioni di Hanuman, conosciuto anche come Maruti, Bajrangabali e Ajaney, dove si vede questo eroe eseguire la mudra.
Quest’ultimo è un dio scimmia, dio del coraggio, della forza e dell’autodisciplina, che ha un ruolo fondamentale nel Ramayana, una delle più grandi epopee antiche mai scritte.
Anche Shiva nella raffigurazione di signore della danza ha la mano inferiore destra in abhaya mudra, o Ganesha e tanti altri.
La mudra si realizza facilmente: si prende alzando la mano destra all’altezza del petto con il palmo in avanti e le dita unite e appoggiando la mano sinistra sulla coscia destra, oppure in grembo o sul cuore.
In questa mudra mostrare la mano vuota, disarmata richiama Ahimsa, la non violenza, ciò che si offre è amore e protezione.
Questo sigillo sconfigge la paura, perché calma la mente e favorisce la scomparsa di ogni conflitto interiore, attaccamento, pensieri negativi.
Asana collegate ad Ahimsa
Le asana che possono aiutarci a connetterci con il principio di Ahimsa sono:
Tadasana (posizione della montagna) è una posizione di base dello yoga che simboleggia la stabilità e la connessione con la terra.
Essere radicati significa portare l’energia nel presente. Proviamo ad immaginare le nostre gambe e i nostri piedi come radici di un albero ogni volta che ci portiamo in questa postura.
Le gambe sono separate alla larghezza dei fianchi, i piedi paralleli e le braccia lungo il corpo; il peso del corpo è ben distribuito su entrambi i piedi; attiviamo le cosce, spingiamo l’addome leggermente all’interno, ruotiamo le spalle in alto indietro e in basso, petto aperto, le braccia sono rilassate e i palmi rivolti in avanti.
Immaginiamo un filo sottile all’apice della nostra testa che si estende verso l’alto, percepiamo così l’allungamento della colonna e del collo verso l’alto. Respiriamo in questa posizione.
Tra i benefici collegati ad Ahimsa: quando ci troviamo con la mente affollata da mille pensieri, preoccupazioni per il futuro, rimuginio sul passato perdiamo il contatto con il momento presente e ci indeboliamo perché l’energia è tutta nella testa, riportandola alla terra attraverso l’appoggio dei piedi possiamo ritrovare la calma, la forza, l’energia, la lucidità e la fiducia in noi stessi.
La seconda postura è Virabhadrasana I (Guerriero I) che ci ricorda la forza interiore e la compassione.
Virabhadrasana è una posizione che continua il lavoro sulle radici ma, attraverso l’apertura del petto e le braccia verso l’alto, apre alla possibilità della trasformazione fisica, mentale e nelle emozioni.
Partendo da Tadasana fai un passo indietro con la gamba destra (dx), appoggia la pianta del piede dietro a terra con le dita rivolte leggermente all’esterno, piega il ginocchio sinistro in modo che sia in linea con la caviglia sottostante. Radicati bene a terra, attiva l’addome, rivolgi il petto in avanti e, inspirando, porta le braccia in alto e, se non hai problemi alla colonna, piegati leggermente indietro. I palmi delle mani sono uniti oppure mantieni le braccia parallele.
Tieni le spalle morbide e rilassate, lontano dalle orecchie. Guarda verso l’alto, mantenendo il collo in linea con la colonna. Ricorda di praticare da entrambi i lati.
Tra i benefici collegati ad Ahimsa: rafforza il legame tra mente e corpo migliorando la consapevolezza di noi stessi dei nostri punti di forza e dei nostri limiti, apre il petto e quindi lavora sulla nostra forza interiore e sul coraggio di cambiare, evolverci verso la versione migliore di noi, più compassionevole e gentile.
Infine, Balasana (Posizione del Bambino) che ci invita alla resa e al riposo, necessari per ritrovare il nostro centro e prepararci alla meditazione.
Partendo nuovamente da Tadasana, accovacciati a terra aiutandoti con le mani, porta le ginocchia a terra, appoggia le mani sul tappetino e spingi il bacino indietro fino a poggiare i glutei sui talloni; eventualmente, se rimane spazio, utilizza un supporto, distendi le braccia in avanti e appoggia la fronte a terra. Rimani per alcuni cicli respiratori.
Tra i benefici collegati ad Ahimsa: questa posizione ci dà un senso di sicurezza e protezione, ci riporta alle origini, al punto in cui il nostro viaggio è iniziato e, da qui, ogni volta possiamo ripartire come in un ciclo continuo di nascita, consapevolezza e trasformazione.
Meditazione guidata
Prosegui sollevando la fronte da terra, spingendo con le mani torna a quattro zampe e poi in posizione seduta. Trova una posizione comoda, con la schiena dritta, utilizza un supporto se hai bisogno e prendi Abhaya Mudra.
Osserva il tuo respiro, senza cercare di modificarlo, quando la tua mente è libera dai pensieri,
visualizza, mentre inspiri, una luce divina di coraggio e fiducia che entra dall’apice della tua testa e scorre in tutto il tuo corpo. Lascia che questa luce ti riempia.
Quando espiri lascia che la luce scorra fuori dalla tua mano destra, dirigendola verso la/le persona/e o la situazione da affrontare con amore e gentilezza.
Ripeti mentalmente il mantra: “mi impegno a coltivare la pace e la non violenza dentro e fuori di me”
Continua finché lo senti.
Conclusione
Ahimsa è un viaggio che ci conduce verso un atteggiamento più gentile in ogni momento della nostra vita verso tutti gli esseri viventi.
Questo viaggio inizia riconoscendo le nostre radici e traendone il coraggio e la forza necessari per aprirsi a nuove sfide e, di conseguenza, a nuove opportunità, sempre rispettando la nostra vita e quella altrui, perché solo in questo modo l’amore può espandersi e avvolgerci completamente e la paura dissolversi.
Attraverso la pratica dello yoga, possiamo approfondire la nostra comprensione di questo principio e integrarlo nella nostra quotidianità.
Nel prossimo articolo, esploreremo il secondo Yama: Satya, la Verità.
Lettura consigliata
- Jaerschky, Jayadev(Autore)
Ultimo aggiornamento 2025-03-13 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
6 risposte
Complimenti Anna.
Trovo estremamente interessante il connubio tra la teoria e la pratica yogica sul tappetino. Grazie
Grazie Sergio, in effetti la conoscenza della filosofia dello yoga è parte integrante della pratica e viceversa. Solo così la “magia” dello yoga si può compiere in chi lo pratica.
Francesca, grazie: i tuoi insegnamenti sono sempre preziosi… un abbraccio.
Grazie a te Luigi. Mi rende davvero felice il tuo commento ☀️
Interessante articolo ..ci insegna come la pratica dello Yoga abbiamo ripercussioni essenziali nella vita di tutti i giorni . Bravissima e grazie Francesca 🙏
Grazie Lucia❤️, credo molto nell’importanza di introdurre e vivere questi preziosi insegnamenti nella vita quotidiana perché fanno veramente la differenza.