Come Funzionano i Chakra? Energia, Meccanismi ed Equilibrio

come funzionano i chakra

Nell’articolo precedente abbiamo discusso la collocazione dei chakra, insieme alla loro storia e ad alcuni falsi miti.

Oggi ci occuperemo invece di trattare il funzionamento di questi centri energetici, per capirne i meccanismi intrinseci.

L’immaginario culturale legato alla ruota

dharmachakra, la ruota del dharma

La tradizione induista subì fortemente il fascino della ruota.

Questa rivoluzionaria invenzione – datata approssimativamente al 5500 a.C. in Europa e in Asia – ebbe infatti una profonda influenza sull’immaginario delle popolazioni asiatiche.

La ruota, infatti, non solo come mezzo che consente al cocchio di essere trainato dai cavalli (impiego, quest’ultimo, tra i più tardivi in realtà), ma come strumento meccanico dotato di un potere intrinseco, quasi magico, compare in diversi contesti.

I cicli delle reincarnazioni umane, dominate dal Karma, ad esempio, si immagina possano essere “calcolate” attraverso una macchina costruita intorno a diverse ruote dentate, ciascuna delle quali compie un numero di giri predeterminato dalla propria ampiezza.

E anche i chakra subiscono la medesima fascinazione. In testi del primo Novecento è ancora possibile osservare bellissime rappresentazioni in cui il prana (il flusso energetico e vitale) fluisce attraverso il nostro corpo grazie a una sorta di macchina idraulica governata, appunto, da alcune ruote dentate.

Grazie al loro movimento sincronizzato, queste consentono all’energia della kundalini di risalire dal primo al settimo chakra e viceversa. L’energia vitale sembra – in quelle immagini – scorrere come i fluidi misteriosi e colorati in qualche esperimento alchimistico.

Ricostruzioni che, a parte la bellezza delle illustrazioni eseguite a mano, contengono immutato il fascino trasmesso dalla volontà della mente umana di dare una giustificazione fisica a ciò che avverte essere un fenomeno reale, senza tuttavia poterne constatare (e quindi capire) il funzionamento.

Una circostanza che non deve indurre il lettore dei nostri giorni a mostrare un fievole sorriso di sufficienza per culture prive delle nostre avanzatissime conoscenze scientifiche; piuttosto potrebbe favorire per far riaffiorare il ricordo che, pochi decenni or sono, anche la nostra “infallibile scienza” ha dovuto fare i conti con fenomeni tuttora inspiegati.

L’energia non osservabile

energia vitale

La scoperta di un livello fisico talmente microscopico – definibile come quantistico – da non poter essere esaminato direttamente ma solo attraverso gli effetti macroscopici che ne derivano, già ci ha mandato in confusione.

L’osservatore che volesse calarsi in quella realtà si troverebbe innanzi a eventi del tutto inspiegabili sulla base delle conoscenze ad oggi acquisite. Effetti che avvengono prima delle cause, collegamenti che paiono essere più veloci della luce, elementi che assumono contemporaneamente più di una condizione, e così via…

Ciò per sottolineare come non sempre sia indispensabile osservare un evento per comprenderne la portata o quantomeno intuirne l’importanza.

Se questa circostanza, in aperta contraddizione con il metodo scientifico sperimentale di galileiana memoria, ha dovuto essere accettata dai livelli più sofisticati della fisica e della cosmologia contemporanea, la stessa non è del tutto tollerata dal restante pensiero scientifico occidentale.

Basti pensare che, meno di trent’anni fa, quanto E. Witten ideava la famosa “teoria M”, questa venne considerata da molti più un’elucubrazione metafisica che ”vera fisica”, dimostrando di non saper ancora colmare il solco millenario tracciato dalla logica aristotelica nel mondo occidentale…

Di fronte alla meraviglia della teoria delle stringhe molte menti matematiche già avevano tremato, ma quando le teorie “possibili” salirono fino a cinque contemporaneamente fu facile per i sostenitori del cosiddetto modello standard etichettare questa rivoluzionaria visione dell’universo come una fantasia dalla matematica eccessivamente complessa.

Fu qui che entrò in gioco Edward Witten e la sua teoria M (che secondo alcuni altro non è che la “W” del suo cognome, rovesciata). Questa teoria ha il merito di unificare le precedenti versioni delle teorie delle stringhe che, nella prospettiva di Witten, diventano solo approssimazioni di una teoria fondamentale sottostante, così aspirando a diventare una nuova TOE, cioè una Theory Of Everything (Teoria del Tutto).

Come funzionano i chakra: l’osservazione

donna chakra

Ma, tornando al nostro argomento principale, l’osservazione sul funzionamento dei chakra non può che essere indiretta. Il loro funzionamento è infatti desunto dagli effetti riscontrati a livello fisico, emozionale, fisiologico, eccetera eccetera.

Analogamente a quanto era accaduto per l’agopuntura, chi volesse avvicinarsi allo studio di questi temi con spirito sinceramente critico e aperto non avrebbe mai potuto che svolgere osservazioni indirette, cogliendo gli effetti di qualcosa che si svolge a un differente livello.

Né, d’altra parte, oggi possiamo fare diversamente, stando all’assunto che riferendoci ai chakra stiamo pensando a forme energetiche operanti in dimensioni talmente microscopiche da non poter essere indagate direttamente. Quanto avviene appare essere del tutto sovrapponibile a ciò che succede, ad esempio, nello studio dei fenomeni quantistici, in cui si osserva l’inizio e la fine di un esperimento e da questi si desume quanto sia avvenuto tra le due fasi!

Mi sia permessa una piccola digressione personale; mi affascina profondamente osservare che i veri studiosi dell’energia vitale umana (e universale) si debbano avvalere, per lo più, dei medesimi strumenti in uso da ben più blasonati scienziati e fisici di fama mondiale…

Le sette funzioni dei chakra

secondo chakra

Cercheremo di dedurre il funzionamento principale dei nostri vortici di energia traendo gli indizi necessari dall’osservazione millenaria che ad essi è stata rivolta.

Rileggendo la bibliografia principale sull’argomento, prima che fosse “inquinata” da visioni new-age di dubitevole fondamento storico e sperimentale, le funzioni dei chakra sono principalmente le seguenti:

  1. la funzione preliminare è quella di assicurare, tramite quelle successivamente indicate, la sopravvivenza fisica dell’individuo;
  2. i chakra vengono considerati come punti di contatto tra parte fisica e parte eterica dell’essere chiamato uomo/donna;
  3. assorbono energia (più avanti una piccola riflessione a cosa si faccia riferimento) dall’esterno per portarla all’interno del corpo umano;
  4. proiettano energia dall’interno all’esterno del corpo umano;
  5. fungono da ruote regolatrici dell’energia interna dell’uomo, assicurandone la circolazione continua;
  6. irradiano energia all’interno dello stesso corpo fisico;
  7. sono “macchine” capaci di trasmutare forme di energia da un tipo a un altro.

Suddetta elencazione, esposta senza la pretesa di contenere verità incontestabili, può essere considerata la summa delle osservazioni operate da yogi, mistici e meditatori di molteplici parti del mondo.

Come ogni conoscenza di questa natura, non pretende di scendere nella dettagliata comprensione del funzionamento meccanicistico del complesso sistema in esame, quanto piuttosto si sforza di coglierne l’essenza complessiva.

I chakra sono macchine?

yin yoga e chakra

Tra le varie considerazioni richiamiamo dapprima l’attenzione del lettore su quella che annovera i chakra a delle macchine, ovvero ad apparati meccanici; perché tale intuizione può essere di particolare valore?

Fondamentalmente perché, considerando questi vortici energetici alla stregua di strumenti meccanici (e quindi costruiti o governati dalla mano dell’uomo) possiamo dedurre che il loro comportamento sia uniforme, standard (per così dire), quindi favorendone il maneggio da parte di chi sappia come appunto funzionino. E, in questo, possiamo anche scorgere un temibile rischio.

Infatti, l’idea di saper maneggiare il funzionamento dei chakra potrebbe apparire molto (forse troppo) prossimo al bisogno dell’ego umano di dominare ciò che lo circonda (o in questo caso che lo costituisce), in modo assai simile all’approccio riduzionista occidentale.

In realtà questo pericolo può essere facilmente evitato soffermandoci a riflettere sulla nostra essenza in modo non dualistico; smettendo di considerarci composti da due elementi (fisico e non fisico) potremmo piuttosto accettare di essere la sintesi (e non la somma) di un insieme assai più complesso di quanto i nostri sensi ci consentano ordinariamente di percepire.

Ciò tanto più grazie alla consapevolezza che ogni forma di materia “visibile” non è che la parte più macroscopica (ma non necessariamente per questo motivo “grezza” o meno nobile) di un’unica essenza puramente energetica. In altre parole, cogliendo di essere la manifestazione materiale di qualcosa di infinitamente più piccolo e sfuggente.

L’importanza dell’aggregazione

santosha significato

Se fatichiamo a concepire come una cosa così piccola come una stringa di energia possa, per progressive aggregazioni, diventare così grande da occupare uno spazio fisico percepibile, proviamo a riflettere su una colonia di batteri.

Ne prendiamo alcuni, davvero pochi, invisibili a occhi nudi, e li poniamo in una coltura che possa sostenerli all’interno di una comune piastra di Petri. In qualche giorno o settimana, se le condizioni ambientali sono favorevoli, quei pochi batteri avranno formato una o più colonie perfettamente visibili a occhio umano. Eppure quegli agglomerati, dall’aspetto così alieno e poco invitante, non sono null’altro che il prodotto dell’aggregazione di migliaia e poi di milioni di singoli batteri!

Allo stesso modo, le infinitesimali stringhe di energia si combinano, si sommano e si aggregano fino a creare le più disparate forme di materia conosciuta, tra cui quella organica, di cui siamo poi costituiti noi esseri viventi.

Da questa prospettiva, più che domandarci a cosa servano i chakra potremmo forse chiederci cosa facciamo noi (intesi come corpi materiali) per loro. Anzi, per dirla davvero meglio, quale sia la reciproca convenienza di questa singolare convivenza.

Osserviamo che a livello energetico avviene qualcosa di molto simile a quanto accade a livello biologico, cioè tra cellule e agglomerati di cellule. D’altra parte, essendo quest’ultimo il livello macroscopico di qualcosa che accade in una dimensione infinitamente più piccola, torna alla memoria quanto osservato da Ermete Trismegisto nel Kybalion secondo cui

“Come sopra, così anche sotto; come sotto, così anche sopra. Come dentro, così anche fuori; come fuori, così anche dentro. Come nel grande, così anche nel piccolo.”

Né, d’altra parte, moto differente è stata la conclusione raggiunta dagli indù che osservavano come tutto fosse costituito da progressivi livelli di aggregazione di una entità minima (l’akasha, o etere) per comporre l’articolato sistema dei Tattwa.

L’evoluzione dell’energia

Attraverso la progressiva aggregazione, l’energia si sostanzia in materia e, letteralmente, in carne. A questo forse alludono certi passaggi della dottrina cristiana, questa è l’energia vitale che anima ogni essere vivente.

In questa forma macroscopica, l’energia può sperimentare la varietà della vita e, dunque, delle emozioni umane. Questa energica è il motivo dell’incarnazione divina nell’uomo, la ragione stessa dei cicli karmici. Grazie alla complessità assicurata dalla vita biologica, l’energia minimalista informatrice di ogni forma di materia è in grado di interagire con sé stessa a livelli molto più sofisticati.

Da questa prospettiva, ognuna delle funzioni che abbiamo indicato sostiene, assicura o favorisce l’esperienza umana.

Collegamenti diretti con l’energia universale, capaci di trasmutare l’energia e sostenere la vita.

L’energia incarnata negli esseri viventi pare porsi come la scintilla divina che alberga in ognuno di noi. Una scintilla che possiede proprie regole di funzionamento come una macchina, si diceva, e cioè che rispondere a leggi fisiche che, purtroppo, ancora non conosciamo se non a livello esperienziale, intuitivo ed empatico.

L’energia nell’induismo

vishnu

Riflettiamo ad esempio su Vishnu, da alcuni definito la maggiore divinità indù; etimologicamente può essere tradotto come “colui che risiede in ogni cosa”, e già questo dovrebbe solleticare la nostra memoria.

Vishnu è fondamentalmente una forma passiva di energia e il suo potere viene di fatto espresso attraverso quattro Vyuha Avatara, a ciascuno dei quali è affidato il compito di svolgere una funzione diversa, con competenze e capacità specifiche, come la creazione, il sostentamento, la dissoluzione dell’universo e la diffusione della conoscenza spirituale. E anche questo ragionamento dovrebbe richiamarci alla memoria altre considerazioni.

Ogni Vyuha, eccetto il primo, ha un duplice compito, pratico e morale:

  • Vasudeva insegna alle anime liberate la sperimentazione del Divino e come servirlo;
  • Sankarshana ha il compito della dissoluzione dell’universo e della divulgazione delle scritture;
  • Pradyumna ha la missione di creare l’universo e curare il Dharma;
  • Aniruddha protegge l’universo e di impartisce la conoscenza spirituale.

Accanto a questi si contano, nella disciplina Induista, altre dieci principali incarnazioni di Vishnu, ciascuna delle quali rappresenta un simbolo diverso, come la vita sulla terra (Varaha, il cinghiale), lo sviluppo iniziale dell’uomo (Narasimbha, l’uomo leone), l’incompletezza dell’uomo (Vamana, il nano) e così via.

L’equilibrio energetico

Senza soffermarci sull’innegabile fascino della visione induista, arricchita da rappresentazioni tanto potenti quanto evocative, ciò che in questo momento interessa di più è constatare come la sensibilità antica avesse trovato il modo per rappresentare un complesso sistema di manifestazioni materiali via via sempre più articolato ma pur sempre informato dalla scintilla divina iniziale, Vishnu.

Questo, in fondo, non è dissimile dalla visione fisica e cosmologica contemporanea, che riconosce la materia – e le leggi che la governano – essere null’altro che la manifestazione più macroscopica di energie nascoste in dimensioni più piccole dell’atomo.

Ciascuna delle incarnazioni energetiche presenti in noi (i chakra) assolve diverse e specifiche funzioni, dunque, e ciascuna di esse è in diretta connessione con le restanti, di fatto creando un reticolo assai complesso di collegamenti principali e secondari.

Lungo questi ultimi scorre energia e informazioni che, in un costante dialogo interno, mutano il nostro equilibrio energetico e, di conseguenza, quello psico-emotivo, fisiologico e così via.

Un equilibrio che, per quanto risponde a regole universali, è comunque personalissimo. La reciproca influenza tra i differenti “livelli” della vita implica, infatti, che il mutare di uno si ripercuota sugli altri, e viceversa, in una continua ricerca della migliore condizione possibile.

Per la vita biologica, tale condizione corrisponde alla ricerca dell’omeostasi, cioè all’attitudine di conservare le proprie caratteristiche al variare delle condizioni ambientali tramite meccanismi di autoregolazione interni.

Un equilibrio la cui regolazione è stata descritta come conseguente al (buon) funzionamento dei tre canali principali Sushumna, colonna portante del sistema energetico, Ida e Pingala che si avvolgono intorno alla prima.

All’interno di Sushumna, dopo Vajra e Citrini troviamo Brahmanadi, al cui interno Kundalini, al suo risveglio, si eleva verso l’alto percorrendo ogni chakra, ovvero ogni punto di congiunzione dei principali canali energetici umani.

Conclusione

Una descrizione, quella appena accennata, che racconta con gli strumenti cognitivi dell’epoca cui appartiene un complesso sistema di canali, e quindi percorsi (cioè regole) lungo i quali scorre qualcosa di immateriale e infinitamente piccolo ma anche estremamente potente; l’energia vitale, il Prana.

Un sistema, quello così rappresentato, che ci lascia intuire molto del funzionamento del nostro corpo ma che, al contempo, ci spinge verso nuove domande, come ad esempio come migliorare il funzionamento di nostri chakra o, più banalmente, quanti siano effettivamente i chakra!

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