Tratto da un dialogo realmente avvenuto:
«L’ametista mi calma e il diaspro rosso mi dà energie, giusto?»
«…dipende, forse sarebbe meglio che tu comprendessi più a fondo le origini della situazione che stai sperimentando prima di affidarti a qualsiasi tipo di rimedio…»
«Ma ho letto che un ciondolo di ametista è un ottimo rimedio per la mia ansia! Non è così?»
«… dipende…»
Già, dipende! L’impiego dei cristalli nelle pratiche olistiche è diventato (spesso) qualcosa che somiglia molto agli oroscopi che si leggono sui quotidiani.
La possibilità che l’universo, e quindi gli astri, possano interagire con le faccende umane è questione antica, ma che un trafiletto di poche righe possa essere adatto a tutte le persone nate sotto quello specifico segno è una previsione assai ottimistica!
Per la cristalloterapia si assiste spesso a uno scenario simile, purtroppo. In questo articolo andremo a sfatare i miti più comuni sull’argomento e scopriremo come usare i cristalli correttamente a seconda delle loro proprietà e della nostra personale situazione.
Contenuti
TogglePerché i cristalli funzionano?
Abbiamo già indagato i motivi fisici alla base delle interazioni con i cristalli (“Cristalloterapia: cos’è, a cosa serve e come funziona” e “Cristalloterapia…principi fisici”) ed è giunta l’ora di esplorare un po’ più a fondo la questione.
Ricorderemo che i principali fattori che attribuiscono ai minerali le proprie capacità sono il loro valore simbolico (che può dipendere da fattori storici, culturali e personali) e le loro proprietà intrinseche. Ora proveremo ad esplorare questo secondo aspetto, che può diventare determinante per un uso efficace e consapevole dei cristalli.
Proprietà fisiche ed energetiche dei cristalli
Da questo punto di vista, i fattori che influiscono maggiormente sulle capacità di un minerale (e cioè la sua morfogenesi) sono due:
- la sua composizione fisica;
- la percezione che ne abbiamo.
Queste particolarità rendono i cristalli molto più comprensibili e coerenti con diverse discipline millenarie, come lo yoga, la medicina tradizionale cinese, l’ayurveda, il tantrismo ed altre ancora.
Partiamo dalla prima delle caratteristiche.
Composizione fisica
La morfogenesi di un minerale è il risultato dei processi geologici che lo hanno generato. Prendiamo in considerazione uno dei minerali più affascinanti e diffusi, il cristallo di rocca. Questo, meglio definito come quarzo ialino, appartiene al gruppo minerali degli ossidi e in particolare dei quarzi, tra cui si distingue per la sua particolare trasparenza davvero simile al vetro.
Il quarzo è un elemento comune delle rocce magmatiche intrusive acide (come il granito ad esempio), ma si trova anche abbondantemente in quelle sedimentarie (come l’arenaria).
Dal punto di vista della composizione fisica, i quarzi presentano una struttura cristallina trigonale, costituita da molteplici tetraedri uniti tra loro per i quattro vertici, formando delle spirali orientate a destra o sinistra. La sua forma (habitus) è un prisma esagonale con ai vertici le facce di due romboedri disposti in modo da formare una bi-piramide a base esagonale.
Infine, il quarzo ialino si presenta come un cristallo immediatamente riconoscibile per il senso di purezza che sa trasmettere, anche grazie alla sua singolare trasparenza. Una volta raccolto dall’espositore potremo anche apprezzarne il peso, la freschezza e la levigatezza, percependo un notevole equilibrio complessivo.
Energia
Alla luce di quello che abbiamo detto poc’anzi, ciascuno di questi elementi contribuirà a conferire al cristallo di rocca le sue pregevoli proprietà.
Colore, origini geologiche e composizione fisica si tradurranno in un flusso vibratorio dalle armonie complesse e profondamente articolato.
Volendo sintetizzare, siamo di fronte a una pietra che può essere di origine tanto lavica quanto sedimentaria, quindi prossima tanto agli elementi yang (fuoco) quanto a quelli yin (acqua). Ha un habitus piramidale a base triangolare, una delle forme più solide in natura ma anche che meglio rappresentano il collegamento tra terra e cielo. Al tatto è freddo e davvero liscio, ma sa stupire per la sottigliezza dei suoi profili, affilati ma al contempo fragili.
Percezione
Per comprenderne i possibili effetti su una persona, tuttavia, ciascuna delle sue caratteristiche andrà messa in relazione con la situazione specifica di quest’ultima, osservata, ad esempio, attraverso una o più delle discipline richiamate. Un operatore ayurvedico – pur non impiegando ordinariamente questi strumenti – potrebbe trovare utile ricorrere alle proprietà del cristallo di rocca per intervenire su una o più delle energie elementali presenti nella persona (etere, aria, fuoco, acqua e terra).
Allo stesso modo un praticante della medicina tradizionale cinese potrebbe affidarsi alle componenti maschili e femminili per riportare equilibrio l’energia qi del soggetto.
Un conoscitore dello yoga o del tantrismo sarebbe portato ad impiegare il quarzo ialino per agire su uno o più centri energetici, sfruttandone per esempio le vibrazioni energetiche nello spettro del visibile, ovvero il colore.
A questa già evidente complessità si aggiunge il fatto che i minerali posseggono un raggio di azione limitato nello spazio. Ciò significa che anche la loro collocazione può essere determinante ai fini dell’efficacia dell’azione!
Anzi, possiamo dire che mettere il cristallo giusto nel posto sbagliato non solo lo rende inefficace, ma lo trasforma potenzialmente in una causa di effetti indesiderati, se non negativi.
Questa considerazione vale sia che si ricorra ad azioni sui dosha (carattere energetico predominante per l’ayurveda), sia che si agisca sui meridiani (canali energetici della medicina tradizionale cinese) sia, infine, che si intenda intervenire sul funzionamento dei chakra (centri energetici dell’induismo).
Come usare i cristalli nel modo giusto: energia e percezione
Iniziamo ora a comprendere perché a volte sentiamo dire, ad esempio, di portare quel determinato cristallo in un punto piuttosto che in un altro del corpo. Questa indicazione, tuttavia, deve essere intesa solo come linea guida generale. Se infatti ciascun cristallo può possedere uno o più luoghi in cui manifesta una particolare sintonia generale, non esiste un punto in sé “sbagliato” per posizionarlo. Di sbagliato – cioè non desiderato – ci potrà essere solo l’effetto che esso produce!
Per fare un esempio, porre una tormalina nera all’altezza dei chakra superiori viene in genere sconsigliato, ma possono esserci circostanze in cui questo è l’intervento più adatto alla situazione specifica. Allo stesso modo, il diaspro rosso spesso è associato al primo o al secondo chakra ma, in determinate situazioni, potrebbe produrre risultati indesiderati. Non si tratta tuttavia di effetti contrari alle aspettative, in quanto queste devono essere fondate sulla piena conoscenza della pietra impiegata, nonché sulla comprensione del caso specifico a cui la si vuole applicare.
A questo scopo, va sempre considerato che l’obiettivo da ricercare per il benessere reale di una persona è quello di favorirne l’omeostasi energetica e funzionale. Si tratta della condizione di massimo equilibrio possibile, in cui l’energia scorre fluidamente, realizzando un’armonia complessiva tra la dimensione materiale e immateriale della persona.
Per questo motivo è necessaria un’estrema attenzione nell’uso della cristalloterapia. L’impiego di un minerale in un punto del corpo piuttosto che un altro produrrà il medesimo effetto energetico che gli è proprio, ma i risultati pratici – cioè il feedback sperimentato dalla persona – potranno essere significativamente differenti a seconda delle sue condizioni specifiche.
Conclusione
In altre parole, se stiamo considerando la possibilità di impiegare alla leggera alcuni rimedi cristalloterapici perché tanto “male non fa”, forse è meglio che desistiamo da questa intenzione. Con queste premesse il risultato migliore a cui possiamo aspirare, infatti, sarà di una loro inefficacia, fatto salvo il possibile effetto placebo.
Se invece volessimo approfittare pienamente dell’aiuto dei rappresentanti del mondo minerale – efficacissimi alleati e talvolta persino complici – allora impariamo ad impiegarli nel modo più accurato possibile, unendo a questa preliminare conoscenza una comprensione delle nostre condizioni. Conoscere noi stessi e le nostre energie è fondamentale per poter usare i cristalli correttamente e trarre il meglio dalle loro proprietà.
Infine una riflessione conclusiva sulla cristalloterapia in generale. In considerazione della sua natura olistica, della sua necessaria complementarietà alla medicina ufficiale e, soprattutto, dell’intrinseco valore empirico delle nozioni che ne derivano, sarebbe preferibile riferirsi ad essa con il termine di cristallopratica, seguendo così la strada già segnata da altre discipline nel recente passato.
Puoi approfondire questo articolo leggendo tre metodi concreti per utilizzare i cristalli nella vita di tutti i giorni.
Michele Truppi è il fondatore di Magicplaces. Puoi contattarlo qui: http://www.magicplaces.it/
Letture consigliate
- Gienger, Michael (Autore)
Ultimo aggiornamento 2024-10-03 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
Una risposta
Il venerdì è una bella giornata! Leggo il nuovo articolo ed è sempre un bel nutrimento.
Come sempre Michele, trovo i tuoi articoli chiari e illuminanti.
Grazie Kira, grazie Michele!