Dopo aver esplorato l’olfatto, oggi vorrei parlarvi del senso del senso del gusto in relazione al secondo chakra.
Il gusto è quel senso che ci consente di percepire i sapori, definito insieme all’olfatto un “senso chimico” in quanto si basa sulla ricezione di sostanze chimiche attraverso il suo organo principale (la lingua). Non utilizza solo quest’ultima però: anche il palato e l’epiglottide sono attivamente coinvolte nelle percezioni legate a questo senso.
In questo articolo scopriamo tutti i segreti del gusto e vediamo alcuni suggerimenti su come amplificare ed espandere ancora di più questo senso.
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ToggleConosciamo il gusto
I sapori più conosciuti sono cinque:
- Dolce: punta della lingua
- Salato / piccante: lati della lingua
- Acido: epiglottide
- Amaro: epiglottide
- Umami: centro della lingua
Recenti studi ci parlano di altri sapori presi in considerazione come il kukumi, che è la somma di sapori ricchi come il grasso e la cisteina, presente in aglio e cipolle.
Come vedete ogni sapore ha una sua area di percezione, ma la cosa interessante è che, tappandovi bene il naso, non sentite quasi più nulla.
Questo avviene perché i cibi non contengono sapori, bensì molecole odorose che vengono catturate durante la masticazione dai recettori odoriferi posti nel canale gola-naso che Brillant-Savarin, grande cultore del cibo in tutte le sue declinazioni, chiamava “il camino del gusto”.
Questi recettori comunicano con le aree cerebrali deputate a mappare e catalogare gli impulsi ricevuti e, con l’aiuto degli altri sensi, creano un database di sapori. Qui viene il bello. Dopo avervi raccontato dei sapori, di dove si sentono e come si relazionino, vi dico che in realtà i sapori non esistono.
Com’è possibile?
Sapori e percezioni
Ciò che noi percepiamo come dolce, ad esempio, in realtà è una percezione codificata del nostro cervello. Altre specie animali non sentono la stessa cosa.
Nell’evoluzione della crescita, piano piano, partendo dal gusto dolce, il cervello impara, cataloga, crea ricordi e relazioni che ci consentono in seguito di richiamare queste informazioni ogni volta che incontriamo lo stesso sapore.
Diciamo che di base genetica abbiamo tutti una leggera predisposizione al dolce (latte materno), ma non è detto. Vi racconto un aneddoto.
Mia madre, appena nata, per un problema di salute della nonna non ha potuto attaccarsi al seno e mio nonno nel preparare uno dei primi pasti ha confuso lo zucchero con il sale.
Questo evento ha fatto sì che lei non assumesse mai nella sua vita latte dolcificato, ma sempre leggermente salato (infatti fu “adottata da una capra”) altrimenti non lo digeriva e comunque non amava i dolci.
“I sapori non sono nel cibo, ma vengono creati dal nostro cervello e la percezione del gusto è un processo complicato che coinvolge non solo i cinque sensi, ma anche memoria, emozioni e ricordi.”
– Gordon Sheperd, inventore della neurogastronomia
Mentre Andrè Holley, neuroscienziato e autore di “Il cervello goloso”, diceva:
“Quando annusiamo non sentiamo solo un odore, quando assaggiamo non sentiamo solo un gusto. Abbiamo ricordi. Soffriamo. Gioiamo. Speriamo. Odiamo. Dialoghiamo con il corpo nella sua totalità, pretendiamo, osserviamo […] ed è il cervello, non la nostra riflessione cosciente, a coordinare tutti questi processi.”
– Andrè Holley
Questo “imparare” del cervello spiega molte cose, ad esempio le tradizioni alimentari differenti dei vari popoli, ma anche solo le differenze di gusti all’interno della stessa famiglia.
Lo svezzamento e l’introduzione di nuovi sapori è una parte importantissima della crescita di un individuo. Educare il nostro cervello a riconoscere, catalogare e acquisire sempre nuove informazioni costruisce una predisposizione mentale aperta.
Come amplificare il gusto
Detto questo, dobbiamo sapere che ci sono comportamenti che aiutano a percepire meglio gli odori e di conseguenza anche i sapori.
Il più logico è la varietà, cambiare gusti, abbinarli in maniera inconsueta, ma anche giocare con le consistenze e le temperature contribuisce a farci “gustare” di più.
Al contempo l’assunzione assidua di sapori forti come il piccante e il salato, il fumo e i super alcolici alterano la capacità gustativa. Infatti prendere un aperitivo fortemente alcolico non è una buona pratica per un buon pasto, in quanto addormenta le papille gustative.
Il gusto e il secondo chakra
Abbiamo visto le profonde relazioni tra sensi e cervello e conseguentemente gli aspetti psicologici ed emozionali. Come sappiamo il secondo chakra è sede delle emozioni, della passione, del calore del sole ma anche degli eccessi e della confusione emotiva.
Credo che si possa tranquillamente dire che il senso che più si avvicina al piacere (anche sessuale) sia il gusto. Spesso si associano i due piaceri con similitudini e metafore.
Cito Virginia Woolf che diceva:
“Non si può pensare bene, amare bene, dormire bene se non si è mangiato bene.”
Quando conosciamo una persona che riteniamo interessante dal punto di vista affettivo-sessuale la scegliamo prima col naso (olfatto arcaico) e poi l’assaggiamo con la bocca (gusto del sapore). Avere una buona conoscenza delle potenzialità dei nostri sensi ci guida a scelte decisamente più consapevoli e meno confuse.
Al contempo gli eccessi alimentari e gustativi, che sono specchio dello stato di confusione emotiva, sono molto presenti al giorno d’oggi. Tra questi c’è l’uso non necessario dello zucchero semplice.
L’assunzione di zucchero determina nel cervello la produzione di dopamina (ormone della ricompensa), attivatore di altri meccanismi legati al piacere prettamente compensativi, e crea dipendenza. Più ne assumiamo, più ne assumeremmo, soprattutto se diventa compensatore di una aspettativa frustrata.
Anche la dipendenza da alcol, legata al gusto di bere vino e superalcolici, coinvolge questo senso e nasce da questo chakra. Purtroppo i suoi effetti negativi si ripercuotono su tutto l’organismo, cervello in primis.
Un appunto sul colore arancione del secondo chakra: è il colore di buona parte dei frutti legati al sole e al calore, ricchi di vitamina A e di betacaroteni, adatti a rinforzare l’apparato sessuale come polifenoli e vitamina E, sarà un caso?
Conclusione
Imparare a gestire il nostro animo e il nostro corpo attraverso la conoscenza di sé è fondamentale per una miglior vita di consapevolezza e pienezza. Il gusto ci mostra un altro aspetto della meditazione sensoriale e ci riporta a meccanismi ancestrali che coinvolgono corpo, mente e spirito.
Partire dai sensi in maniera scientifica ci dà strumenti preziosi per intraprendere la strada verso il nostro nucleo di luce interiore.