Il Buddismo di Nichiren, fondato dal monaco giapponese Nichiren Daishonin (1222-1282), rappresenta una corrente del Buddismo Mahayana (caratterizzato da uno spirito di compassione e di altruismo) che pone al centro della sua pratica il Sutra del Loto.
Il primo ad ottenere l’illuminazione attraverso questa pratica fu il Buddha Shakyamuni o Gautama Budda, che non rivelò come fare ad attivare questa scintilla.
Nichiren aveva la certezza che ogni individuo avesse la capacità di raggiungere l’illuminazione in questa vita, indipendentemente dalle circostanze, grazie alla pratica religiosa e alla trasformazione del proprio karma.
Vivendo in un periodo di disordini sociali e religiosi, vide nel Sutra del Loto una risposta alle sofferenze del suo tempo e dedicò la sua vita alla sua diffusione.
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ToggleLa vita di Nichiren Daishonin
Nichiren Daishonin nacque nel 1222, nel villaggio di Kominato sulla costa orientale della provincia di Awa. La sua famiglia si guadagnava da vivere con la pesca. Il suo nome di nascita era Zennichi-maro e visse nel villaggio di pescatori fino all’età di dodici anni, quando lasciò la famiglia per studiare nel vicino tempio Seicho, dove potè imparare a leggere e a scrivere.
Presso il tempio Seicho, legato alla scuola Tendai, dove si interessò agli studi sul Buddismo, fu affidato a un prete anziano, Dozen-bo, che lo istruì sia nelle dottrine Tendai che in quelle della Vera parola e della Pura terra.
Ciò che colpì particolarmente Nichiren fu la molteplicità delle scuole buddiste e le loro contraddizioni. Era convinto che uno solo dei sutra, tra i molti che esistevano, dovesse rappresentare la verità.
Dopo dieci anni di studi sul monte Hiei e in altri luoghi, giunse alla conclusione che i veri insegnamenti del Buddismo si trovassero nel Sutra del Loto.
Nel 1253 tornò al Seicho-ji, dove poco dopo il suo arrivo, recitò per la prima volta Nam-myoho-renge-kyo, che appunto riteneva fosse la chiave per aprire il tesoro dell’illuminazione nascosto nel cuore di ognuno. Inoltre, cambiò il proprio nome in Nichiren (Sole-Loto).
Il Sutra del Loto è considerato da Nichiren come il supremo insegnamento del Buddha, in cui viene rivelato che tutte le persone, senza eccezioni, possiedono la natura di Buddha e possono raggiungere l’illuminazione. Nichiren insegnò che attraverso la pratica del Sutra del Loto si può risvegliare questa innata capacità, trasformando la sofferenza e conducendo una vita di felicità e saggezza.
Nichiren visse in un periodo di grandi disordini in Giappone, caratterizzato da guerre civili, disuguaglianze sociali e crisi politiche. In questo clima di instabilità, le tradizionali scuole buddiste sembravano incapaci di rispondere alle sofferenze quotidiane delle persone comuni.
Nichiren, fece notare come il Buddismo Tendai si fosse allontanato dalla sua direzione originaria avvicinandosi più a pratiche esoteriche o contemplative, spesso riservate alle élite religiose e politiche, lasciando la maggior parte della popolazione priva di un accesso diretto agli insegnamenti buddisti.
Egli reagì a questa situazione proclamando che il Sutra del Loto, con il suo messaggio di uguaglianza spirituale, era l’unica via per risolvere le sofferenze individuali e collettive.
La sua visione lo portò anche all’esilio e alla persecuzione. Ma Nichiren non si arrese e continuò a promuovere una forma di Buddismo accessibile a tutti, basata sulla pratica attiva e concreta nella vita quotidiana.
La teoria dei dieci mondi e il mutuo possesso
I dieci mondi sono gli stati dell’esistenza che ogni individuo sperimenta e che nell’insegnamento del Sutra del Loto vengono definiti come stati vitali, compresenti a livello potenziale e manifesto. La teoria buddista dei dieci mondi e del loro mutuo possesso analizza i diversi stati esistenziali che vengono sperimentati nella vita di ogni individuo nel corso del tempo. Ogni vita li contiene tutti e dieci a livello potenziale e istante per istante ne esprime uno a livello manifesto.
I primi tre mondi, Inferno, Avidità e Animalità sono definiti “i tre cattivi sentieri” in quanto chi si trova in questa condizione non ha coscienza di sé e si lascia guidare dal desiderio e dagli istinti.
Nel quarto mondo, la Collera, l’io inizia a prendere consapevolezza di sé, progredendo poi nei mondi dell’Umanità e del Cielo.
Questi primi sei mondi sono comunque attivati o disattivati dalle circostanze esterne, condizionati dalla realizzazione o meno di desideri e impulsi.
I dieci mondi sono:
- Inferno
- Avidità
- Animalità
- Collera
- Umanità
- Cielo
- Apprendimento
- Realizzazione
- Bodhisattva
- Buddità
L’Inferno
Per il Buddismo il mondo d’Inferno è uno stato di sofferenza, dove la vita si concentra sulla causa del proprio dolore, dal quale non si ha la forza uscire. Secondo Nichiren D. “Lo stato della rabbia è il mondo dell’Inferno” in quanto si è totalmente consumati da un senso di impotenza e frustrazione, intrappolati in emozioni che non trovano modo di esprimersi. Non riuscendo a sviluppare il coraggio di assumersi la responsabilità della propria infelicità, non si ha la forza di reagire per risolvere la situazione.
Ma è anche vero che se non soffrissimo non saremmo in grado di accorgerci della sofferenza degli altri e non potremmo provare empatia per loro.
L’Avidità
L’avidità uno stato in cui si è tormentati dal desiderio. Chi sperimenta questa condizione è schiavo dei desideri, non si gode la vita perché gli manca sempre qualcosa.
Con la conseguenza di sentirsi perennemente insoddisfatto e frustrato. La vera sfida è quella di sublimare i nostri desideri e riorientarli verso fini creativi e di valore.
L’Animalità
Chi si trova in questo stato vive istintivamente e superficialmente, e vede solo quello che ha davanti agli occhi. Chi non si chiede mai il perché delle cose, chi non si assume la responsabilità delle proprie azioni. Il mondo di Animalità segue la legge del più forte.
Come abbiamo visto prima, questi primi tre mondi sono chiamati “I tre cattivi sentieri”, perché spesso ci si immette in un circolo vizioso dal quale risulta difficile uscire.
La Collera
In questo mondo le persone acquistano consapevolezza di sé ma spesso tendono a provare il desiderio di superare gli altri.
Chi è nel mondo della Collera ha un senso smisurato dell’io. Ma quando la sua illusione di grandezza viene smentita dalla presenza di qualcuno che dimostra di essere realmente superiore, la sua autostima diminuisce.
L’invidia è un’altra caratteristica del mondo della Collera. Si prova invidia verso chi gode di una posizione più fortunata di noi e si ha paura che la propria inferiorità venga messa in luce. Per evitare ciò si criticano gli altri, evidenziandone i difetti.
L’Umanità
La calma è il mondo di Umanità dove si può provare la tranquillità che deriva dalla pace della mente, non più in balia delle emozioni dei quattro mondi precedenti. Ma per mantenere la pace della mente è necessario uno sforzo continuo perché si può essere facilmente condizionati dalle influenze esterne: alla minima difficoltà, ci si può deprimere o arrabbiare.
Il Cielo
Questo mondo è quello che spesso sperimentiamo quando i nostri desideri si realizzano, ma è uno stato non durevole.
Il Buddismo identifica tre livelli di felicità: il primo livello detto il mondo dei desideri che corrisponde ai desideri inerenti ai sei mondi inferiori; il secondo, il mondo della forma che proviamo quando stiamo bene e in salute, che possiamo provare dopo una sessione di allenamento per esempio; il terzo livello è il mondo della non- forma ed è la felicità che si prova quando si vive in modo pienamente creativo.
Quest’ultimo cielo è quello in cui la felicità è più duratura e soddisfacente. Il Buddismo a questo proposito insegna che la più grande delle gioie viene dal produrre piuttosto che dal consumare, dal creare valore e felicità anche per gli altri esseri umani, piuttosto che godere di un piacere a breve termine.
L’Apprendimento e la realizzazione
Caratteristica di questi due stati è lo scopo del miglioramento personale. Il sé nei mondi di apprendimento e di realizzazione guarda alla propria vita interiore e al significato più profondo della vita umana nel suo insieme. Il mondo di apprendimento corrisponde allo studio delle conoscenze che sono a nostra disposizione; mentre la realizzazione corrisponde alla saggezza e all’intuizione, ossia quello stato che ci permette di arrivare ad una comprensione che deriva direttamente dalle nostre osservazioni, esperienze e riflessioni.
Le grandi capacità che si manifestano nei mondi di Apprendimento e di realizzazione, se non sono animate dal desiderio di condivisione e di compassione, portano però all’egoismo e al disprezzo degli altri; quindi, il sé, da una condizione vitale di appagamento e felicità, torna a sperimentare le sofferenze dei mondi più bassi.
Il Bodhisattva
Il sé nello stato di Bodhisattva è compassionevole. L’altruismo è il mezzo più efficace per la realizzazione e il perfezionamento di sé stessi.
Solo quando capiamo che ciò che facciamo per gli altri lo facciamo per il nostro bene, stiamo praticando con vera umiltà.
La Buddità e la trasformazione del karma
Il mondo di Buddità è uno stato di libertà assoluta e ognuno di noi può raggiungerlo attraverso la pratica del Sutra del Loto, trasformando il proprio karma negativo e migliorando la propria vita, indipendentemente dalle condizioni esterne.
Il Buddismo sottolinea che la maggior parte delle persone trascorre la propria vita andando avanti e indietro tra questi sei stati senza rendersi conto di essere in balia delle proprie reazioni all’ambiente esterno.
Quando siamo intrappolati nei sei mondi inferiori non riusciamo a capire questa verità e basiamo la nostra felicità, e anche la nostra stessa identità, su fattori esterni che rimangono al di fuori del nostro controllo.
Quando ci rendiamo conto che ciò che sperimentiamo nei sei mondi inferiori è impermanente, iniziamo a ricercare una verità più duratura ed entriamo nei mondi successivi, il mondo di Apprendimento e quello di realizzazione.
Questi due mondi, assieme a quelli di Bodhisattva e di Buddità, vengono complessivamente definiti i quattro mondi nobili. A differenza degli stati vitali precedenti, in questi mondi l’io fa uno sforzo di autonomia rispetto alle circostanze, basato sul miglioramento personale e sulla ricerca della verità.
Nei primi nove mondi siamo influenzati dal karma, mentre il decimo mondo, la Buddità, è uno stato di perfetta e assoluta libertà dai condizionamenti del karma caratterizzato dal risveglio alla realtà dei fenomeni.
Il concetto di mutuo possesso dei dieci mondi rivela che le persone comuni possono manifestare la propria Buddità così come sono, senza dover rinascere in un’altra forma o in un’altra terra.
Nel Sutra del Loto è rivelata proprio questa verità: in ogni istante della nostra vita possiamo osservare e manifestare le condizioni vitali più alte, cioè i mondi nobili.
Conclusioni
Nel passato, Nichiren vedeva la pratica del Sutra del Loto come un mezzo per cambiare la società giapponese del suo tempo.
Il Buddismo di Nichiren ha saputo adattarsi e rimanere rilevante attraverso i secoli, evolvendosi da una pratica perseguitata in un contesto feudale giapponese a un movimento che ispira milioni di persone.
Nonostante i cambiamenti storici e culturali, l’essenza dell’insegnamento di Nichiren, che si basa sulla fiducia nella natura di Buddha di ogni persona e la possibilità di trasformare la propria vita e la società rimane invariata.
Il concetto della responsabilità personale è il fulcro della Legge del loto che nega l’esistenza di una forza esterna alla vita umana; pertanto, l’unica possibilità che c’è è quella di fare appello al coraggio e alla saggezza che già esistono in noi per affrontare e superare qualsiasi problema.
Nel prossimo articolo parleremo più approfonditamente del significato di Nam Myoho Renge Kyo per comprendere pienamente la Legge del loto.
Lettura consigliata
- Causton, Richard(Autore)
Ultimo aggiornamento 2025-01-23 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
2 risposte
Illuminante
Una via da seguire per trasformarsi
Grazie per il tuo commento Maria, è vero, questo Sutra racchiude un importante insegnamento che Nichiren ha colto e reso disponibile a tutti. Ognuno di noi può farne tesoro e utilizzarlo per la sua realizzazione personale.