Il Dio Ganesha: Origini, Caratteristiche ed Energia

Ganesha, il dio elefante, è una delle divinità più conosciute e venerate nel pantheon indù. Scopriamo la sua energia.
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Proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta delle divinità induiste: dopo aver indagato le energie di Kali e Shiva, esaminiamo Ganesha, un altro degli dei più conosciuti e venerati di questa religione.

Chi è il dio Ganesha?

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Ganesha (in sanscrito: गणेश, Gaṇeśa), conosciuto anche come Ganesh o Ganapati, è il famoso dio indù dalla testa di elefante. Governa e presidia tutto ciò che ha a che fare con gli inizi.

È il patrono degli intellettuali, dei banchieri, degli scribi e degli autori. Tradizionalmente gli viene reso omaggio prima di ogni grande impresa.

Ganesha è anche conosciuto come colui che rimuove gli ostacoli e presiede fortuna, prosperità e successo.

Il suo nome ha due diversi significati:

  • “Signore del popolo” (gana in sanscrito significa “la gente comune”)
  • “Signore dei Gana” (Ganesha è infatti il capo dei Gana, gli eserciti goblin di Shiva). A Ganesha fu affidata la guida dei Gana da Shiva come compenso per la perdita della sua testa umana.

Raffigurazione

ganesha elefante

Ganesha è generalmente rappresentato come una figura antropomorfa con la testa di un elefante.

In moltissime raffigurazioni il suo corpo è di colore rosso, panciuto, ha una zanna rotta e quattro braccia (anche se il numero può variare da due a sedici). Le braccia spesso reggono un cappio chiamato pasam, un pungolo per elefanti e una pentola di riso, oppure i suoi dolci indiani preferiti, i laddoo.

Il suo appetito per questi dolci è leggendario, tanto che vengono spesso lasciati come offerte nei santuari a lui dedicati.

Quando Ganesha è nella configurazione a quattro braccia, di solito tiene la propria zanna rotta nella mano in basso a destra e un laddoo nella mano in basso a sinistra, che assaggia con la proboscide. In una variazione moderna la mano in basso a destra non regge la zanna rotta, ma è rivolta verso lo spettatore in un gesto di protezione e impavidità (l’abhaya mudra).

Ciascuno degli oggetti di Ganesha ha il proprio importante significato spirituale e possono variare per includere una ninfea, una mazza, un disco, un rosario, una ciotola di dolci, uno strumento musicale, una lancia o un bastone, a seconda la specifica simbologia voluta dall’artista.

Le rappresentazioni di Ganesha mostrano notevoli variazioni nel corso della storia. La sua forma cambia nel tempo, da quella di un semplice elefante nelle prime raffigurazioni al Ganesha che conosciamo oggi.

Può essere ritratto in piedi, seduto, in una posa tantrica di yoga, mentre balla, gattona da bambino (con il suo laddoo in una mano) o addirittura seduto sulle ginocchia di sua madre, la dea Parvati.

Ganesha viene spesso mostrato mentre suona uno strumento musicale. Proprio come Krishna, questo dio afferma la vita celebrando i suoi piaceri e la sua bellezza.

Veicolo

La sua cavalcatura o veicolo è di solito l’umile topo, spesso mostrato ai suoi piedi che lo guarda adorante e gli offre un dolcetto tra le zampe.

La combinazione di elefante e topo rappresenta la rimozione di tutti gli ostacoli di qualsiasi dimensione e la capacità di Ganesha di controllare anche le creature e le situazioni più imprevedibili.

Le origini di Ganesha

Shiva, Ganesha e Parvati
Shiva, Ganesha e Parvati

Molti dei testi sacri indù raccontano miti e aneddoti associati alla nascita di Ganesha e alle sue imprese, aiutando a spiegare la sua distinta iconografia.

Ganesha è quasi sempre considerato il figlio di Shiva e Parvati, anche se i Purana (antichi testi indù e giainisti che narrano la storia dell’Universo) non concordano sulla sua nascita, affermando che potrebbe essere stato creato da Shiva, o da Parvati, o da Shiva e Parvati, o potrebbe semplicemente essere stato scoperto da Shiva e Parvati.

La più popolare tra le storie sulla nascita di Ganesha è quella in cui sua madre, la dea Parvati, lo genera respirando la vita in una pasta di curcuma per creare qualcuno che possa fare la guardia alla porta mentre lei fa il bagno.

Tuttavia Shiva, scoprendo Ganesha in casa sua, si infuria e ordina al suo esercito di Gana di distruggere il ragazzo. I Gana però falliscono nell’impresa, risvegliando la furia di Shiva che taglia la testa di Ganesha uccidendolo all’istante.

Successivamente, rendendosi conto del suo errore, Shiva si procura la testa di un elefante per ridare la vita a Ganesha. Lo dichiara suo figlio e gli conferisce lo status di primo tra gli dei e capo di tutti i Gana.

È un fatto poco noto al di fuori dell’India che Ganesha ha un fratello, Skanda, adorato in particolare nell’India meridionale. Skanda rappresenta l’incarnazione della grazia, del coraggio e dell’amore per le azioni virtuose.

La zanna spezzata

Alcune delle storie che circondano Ganesha sono di natura conflittuale, ad esempio quelle che descrivono il modo in cui la sua zanna si sarebbe rotta.

Secondo una versione, quando Shiva tagliò la testa di un elefante per darla a Ganesha una delle zanne si frantumò.

Un’altra storia popolare è che fu Ganesha stesso a romperla per scrivere il Mahabharata, uno dei poemi epici più lunghi al mondo, che gli era stato dettato dal saggio Vyasa. Durante il processo di scrittura la penna di Ganesha si ruppe e si staccò la zanna per sostituirla di modo che la trascrizione non venisse interrotta.

La zanna spezzata simboleggia quindi il sacrificio (in particolare nel perseguimento di sforzi artistici) e ribadisce il ruolo di Ganesha come mecenate delle arti e delle lettere.

Tuttavia, un’altra versione della storia della zanna spezzata sottolinea la lealtà e la devozione di Ganesha. In questo racconto, suo padre Shiva decise di fare un pisolino e chiese a Ganesha di fargli da guarda. Un orgoglioso guerriero bramino di nome Parashuram venne a visitare Shiva, ma Ganesha gli impedì di svegliarlo. Parashuram, furioso, combatté con lui lanciandogli la sua ascia, che Ganesha bloccò con la sua zanna, rompendola.

L’energia di Ganesha

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Ganesha è noto per garantire prosperità, fortuna e successo. Come abbiamo visto, è principalmente conosciuto per rimuovere gli ostacoli sia di tipo materiale che spirituale. Allo stesso tempo, tuttavia, pone ostacoli sul percorso di coloro che devono essere controllati o hanno bisogno di apprendere lezioni importanti.

Per via di questi attributi, Ganesha è ampiamente venerato da quasi tutte le caste e in tutte le parti dell’India, indipendentemente da altre affiliazioni spirituali.

Una preghiera a Ganesha è invariabilmente accompagnata dalla rottura di una noce di cocco, simbolo della distruzione delle forze indesiderabili insite in noi stessi.

La sua immagine si trova ovunque, in molte forme diverse, e la sua protezione è invocata prima di intraprendere qualsiasi compito importante. Ganesh è anche associato al primo chakra, che è alla base di tutti gli altri chakra e rappresenta la sopravvivenza e il benessere materiale.

È considerato un mecenate delle arti, delle scienze e delle lettere. I devoti credono che adorare Ganesha garantisca successo, prosperità e protezione contro le avversità. In un ruolo meno noto, Ganesha è anche il distruttore della vanità, dell’egoismo e dell’orgoglio.

Le statue di Ganesha si trovano nella maggior parte delle città indiane. La sua immagine è posta dove devono essere costruite nuove case, è onorato all’inizio di un viaggio o di un’impresa commerciale, e i poeti lo invocano tradizionalmente nell’apertura di un libro.

Il culto di Ganesha ai giorni nostri

Ganesh Chaturthi

Ganesh Chaturthi, chiamato anche Vinayaka Chaturthi, è un festival indù annuale della durata di 10 giorni che celebra la nascita di Ganesha. Inizia il quarto giorno (chaturthi) del mese di Bhadrapada (agosto-settembre), il sesto mese del calendario indù.

All’inizio del festival, le statue di Ganesha vengono collocate su piattaforme rialzate nelle case o in tende all’aperto riccamente decorate. Il culto inizia con il pranapratishtha, un rituale per invocare la vita nelle statue, seguito da shhodashopachara, ovvero i 16 modi di rendere omaggio.

Tra il canto degli inni vedici tratti da testi religiosi come la Ganesh Upanishad, le statue vengono unte con pasta di legno di sandalo rosso e decorate fiori gialli e rossi. A Ganesha vengono offerti anche cocco, jaggery e 21 laddoo.

Al termine della festa, le statue vengono trasportate verso i fiumi locali in enormi processioni accompagnate da tamburi, canti devozionali e danze. Lì vengono immerse, un rituale che simboleggia il viaggio di ritorno di Ganesha al Monte Kailas, la dimora dei suoi genitori, Shiva e Parvati.

Ganesh Chaturthi assunse la natura di una celebrazione pubblica di gala quando il sovrano Maratha Shivaji (c. 1630–80) lo usò per incoraggiare il sentimento nazionalista tra i suoi sudditi, che stavano combattendo i Mughal.

Nel 1893, quando gli inglesi vietarono le assemblee politiche, il festival fu ripreso dal leader nazionalista indiano Bal Gangadhar Tilak. Oggi il festival è celebrato nelle comunità indù di tutto il mondo ed è particolarmente popolare nel Maharashtra e in alcune parti dell’India occidentale.

Conclusione

L’energia di Ganesha, rinato dopo la furia di Shiva, è quella dei nuovi inizi.

Proprio come a lui è stata ridata la vita, Ganesha ci insegna che possiamo sempre ricominciare con una rinnovata forza e saggezza dopo una caduta. Ispira con la sua lealtà e devozione, ricordandoci che ogni grande impresa richiede dedizione e sacrificio.

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3 risposte

  1. Infinitamente grazie per l’articolo, che mi ha commosso profondamente. Cercavo anche il suggerimento di un libro, ed eccolo. E un nuovo inizio, sì. Namaste.

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