Mala: Cos’è, come si usa e come scegliere il tuo

mala

Il mālā (o mala) è uno tra gli strumenti più preziosi e affascinanti utilizzati nella meditazione. Si tratta di un vero e proprio rosario meditativo ed è utilizzato per tenere il conto dei mantra durante la pratica, ma anche come oggetto sacro e cimelio di famiglia.

In questo articolo scopriamo di più sulla storia dei mala, da dove vengono, come sono fatti, come si usano correttamente e come puoi scegliere quello più adatto a te.

Cos’è un mala

japa mala

La parola mālā (occidentalizzata “mala”) deriva dal sanscrito e significa letteralmente corona o ghirlanda. Nella lingua sanscrita il sostantivo è femminile, ma in italiano, per maggiore comodità e fluidità, può essere usato anche al maschile (il mala).

La traduzione del termine ci fa immediatamente intuire la sua forma e il suo utilizzo: si tratta di una collana composta da 108 grani o pietre (più una pietra finale e una nappa) che viene sia indossata al collo a mo’ di ghirlanda (o avvolta intorno al polso) sia usata durante la meditazione come strumento per il conteggio dei mantra.

Il mala è anche chiamato japa mala, in virtù del fatto che viene utilizzato per praticare la meditazione japa o anche l’ajapa japa, una forma di meditazione trascendentale che prevede la ripetizione di un mantra per un determinato numero di volte – molto spesso questo numero è 108, cifra che ha una valenza sacra in molte tradizioni spirituali orientali.

L’importanza del numero 108

Shiva e Shakti
Gli dei Shiva e Shakti, rappresentazione del maschile e femminile

Come appena accennato il numero di grani in un mala, ovvero 108, non è casuale. Questo numero è considerato particolarmente significativo nell’induismo, nel buddismo e nella tradizione yogica. Si tratta di una cifra che ricorre in molti aspetti culturali, religiosi e spirituali dei popoli dell’Asia centrale e orientale. Ecco alcuni esempi:

  • Significato dell’esistenza: rinomati matematici della cultura vedica consideravano il 108 come il numero della totalità dell’esistenza. Astronomicamente, esistono 27 costellazioni nella nostra galassia e ognuna ha 4 direzioni. 27 x 4 = 108. In altre parole, il numero 108 copre l’intera galassia.
  • Astronomia: la distanza tra la Terra e il Sole è 108 volte il diametro del Sole. La distanza tra la Terra e la Luna è 108 volte il diametro della Luna. Il diametro del Sole è 108 volte il diametro della Terra.
  • Nadi e chakra: sono 108 le nadi del nostro corpo che convergono per formare il chakra del cuore. Una di queste, sushumna, conduce al chakra della corona e si dice che sia il percorso verso l’autorealizzazione.
  • Meditazione: si ritiene che esistano 108 diversi tipi di meditazione.
  • Buddismo: nel buddismo, si dice che ci siano 108 desideri terreni nei mortali, 108 bugie raccontate dagli umani e 108 delusioni umane.
  • Alfabeto: l’alfabeto sanscrito ha 54 lettere. Ogni lettera ha un’energia maschile (Shiva) e femminile (Shakti). 54 X 2 = 108

Il numero 108 può anche essere scorporato per analizzare singolarmente i numeri che lo compongono:

  • 1: bindu, il punto iniziale della creazione.
  • 0: sunyata, il vuoto, lo stato che ci libera dall’infinito ciclo di reincarnazioni.
  • 8: ananta, il simbolo dell’infinito.

Origini e storia

la storia dei mala
Sinistra: Dipinto del XVIII secolo di una donna che usa un mala su un altare in India. Centro: il rosario di San Vincenzo Ferrer dipinto nell’anno 1437. Destra: L’imperatore Taizong dalla Cina con il suo mala, circa 1592.

I mala sono strumenti originari dell’India e risalgono all’ottavo secolo a.C. Tuttavia, il loro utilizzo si è largamente diffuso nell’Asia centrale e orientale, venendo ben presto adottato dalle religioni induista e buddista e dando origine a diversi tipi di mala. Anche il rosario cristiano, che ci è sicuramente più famigliare, è un tipo di mala.

Intorno all’VIII secolo a.C. gli antichi veggenti dell’India iniziarono a usare i grani come ausilio nella meditazione e nelle preghiere. Con la pratica dell’autoconsapevolezza e il desiderio di cercare una conoscenza superiore, i grani nel tempo divennero conosciuti come “perle di preghiera” o “perle mala”.

Un testo del IV secolo a.C. noto come Mokugenji Sutra racconta la storia di un re di nome Haruri che cercò l’insegnamento di Siddhartha Gautama per apprendere come la saggezza del buddismo potesse essere condivisa con il suo popolo. Secondo il Sutra, il Buddha gli rispose:

Re, se vuoi eliminare i desideri terreni e porre fine alla sofferenza, crea un filo circolare di 108 grani fatti con i semi dell’albero Mokugenji. Tienilo sempre con te. Recita “Namu Buddha – Namu Dharma – Namu Sangha”. Conta una perlina ad ogni ripetizione.

Il mantra sanscrito menzionato in questo Sutra può essere tradotto come “devozione al risveglio (o illuminazione), devozione al giusto modo di vivere, devozione alla comunità (o tutti gli esseri).”

Fu dal Mokugenji Sutra che ebbe origine l’usanza di inanellare 108 grani in un mala.

Com’è fatto un mala

anatomia di un mala

I mala sono composti da:

  • 108 grani: i grani sono le perle che compongono la collana del mala e vengono tradizionalmente annodati a mano uno ad uno, di modo da rendere la collana particolarmente resistente. Il diametro dei grani è variabile, ma di solito è tra i 6 e gli 8 millimetri.
  • Una pietra meru: la pietra meru, o guru, è la pietra più grande del mala, posta alla sua estremità inferiore, e non è inclusa nel conteggio dei 108 mantra. Lo scopo della pietra meru è quello di segnalare al praticante che il conteggio è terminato. Simboleggia la relazione tra studente e guru e deve essere rispettata – infatti, tradizionalmente non si passa mai sopra la meru, bensì la si usa per girare il mala e ricominciare il conteggio (lo vedremo nel paragrafo su come usare il mala).
  • Una nappa: la nappa è il grappolo di fili che si trova nella parte inferiore del mala, di solito sotto la pietra meru. La sua lunghezza è variabile. Ogni filo della nappa rappresenta la nostra connessione con il divino e con l’universo.

Il segno di un mala artigianale è un semplice nodo fatto a mano tra ogni perlina. L’annodatura a mano non solo rende il mala più forte, ma fornisce anche la perfetta quantità di spazio tra i grani.

nodo mala
Nodo artigianale dei mala tra una pietra e l’altra

Materiali

Sempre secondo la tradizione, per creare i mala si usano grani fatti in legno di sandalo, rudraksha (semi di una pianta diffusa in varie parti dell’Asia) o semi di tulsi (una varietà di basilico coltivata come pianta sacra in India). Ovviamente questi materiali sono legati a doppio filo al contesto geografico e culturale in cui sono nati i mala.

Semi di Rudraksha
Semi di Rudraksha. Sono di colore marrone-rosso e divisi in spicchi (mukhi).

In Occidente, possiamo usare qualsiasi pietra preziosa che abbia proprietà energetiche (ad esempio quarzo rosa o ametista). I cristalli sono perfetti per i mala, in quanto arricchiscono ulteriormente l’oggetto con i numerosi benefici della cristalloterapia.

Il filo del mala può essere di qualsiasi materiale, purché sia resistente all’annodatura e all’usura.

Come si usa un mala

usare un mala

Prima di usare un mala, dobbiamo considerare che si tratta di un oggetto sacro, concepito per accompagnarci nel nostro percorso spirituale e per diventare una parte integrante del nostro Io.

Nei Paesi asiatici i mala vengono indossati con orgoglio e spesso anche tramandati di generazione in generazione. Trattandosi di oggetti unici e personali, sono visti come segno di continuità e trasmettono conoscenze ed energia.

Il loro utilizzo nella meditazione somiglia in tutto e per tutto a quello di un rosario cristiano, ma ci sono alcuni accorgimenti importanti da tenere in considerazione. Ecco tutti i passaggi necessari per usare un mala:

  1. Tieni il tuo mala con una sola mano.
  2. Lascialo scivolare sulle dita in modo da poterlo spostare facilmente. Metti due dita attorno alla prima pietra (una delle due accanto alla meru). Se desideri seguire la tradizione spirituale, afferra i grani con il pollice e il medio, poiché in alcune tradizioni religiose l’indice è considerato il dito dell’ego.
  3. Prima di cominciare, inspira ed espira profondamente.
  4. Sposta le dita sulla pietra successiva, inspirando ed espirando una volta per ogni pietra e ripetendo il tuo mantra durante l’espirazione.
  5. Quando arrivi alla pietra meru puoi terminare la meditazione oppure, se desideri fare un altro ciclo, ruota il mala afferrando la meru con due dita e ricomincia nella direzione opposta finché non raggiungi di nuovo la meru. Non passare sopra la meru proseguendo nello stesso senso, ma ruota sempre il mala per cambiare direzione.

Ripetere un mantra

Un mantra è una frase, una parola o un suono che puoi usare per focalizzare la tua consapevolezza durante la meditazione trascendentale o japa. “Om” è il più comune, ma ce ne sono innumerevoli altri.

Puoi anche creare il tuo mantra personale, che sia rassicurante o calmante per te. Ad esempio, il tuo mantra potrebbe essere “Sono calmo”, “Sono al sicuro” o “Sono amato”. Il mantra che ripeti può anche variare a seconda della tua situazione attuale.

Puoi sussurrarlo, cantarlo, pronunciarlo a voce alta o solo mentalmente, qualunque modalità sia la più adatta a te e ti faccia sentire meglio.

Come scegliere il mala più adatto a te

mano di donna regge un mala

Esistono così tanti tipi di mala che spesso risulta difficile orientarsi nella scelta di quello più adatto a noi.

Ecco qualche consiglio:

  • Lasciati guidare dal tuo istinto: molto spesso è il mala che sceglie noi e non viceversa. A livello inconscio sappiamo sempre di quali energie abbiamo bisogno e se ci sentiamo attratti da un particolare mala spesso è segno che si tratta di quello adatto a noi, magari per via dei cristalli di cui è composto e della loro energia che interagisce con la nostra.
  • Scegli pietre associate ai tuoi chakra più deboli o quelli che hanno bisogno di più attenzione. In questo modo influenzerai positivamente il tuo benessere psicofisico.
  • Considera la dimensione dei grani e la loro superficie: preferisci grani più piccoli o più grandi? Nel primo caso prediligi mala con grani da 6 mm, nel secondo scegli quelli da 8 mm. Preferisci che la superficie sia più liscia, più ruvida oppure un misto? Nel primo caso prediligi mala fatti con cristalli, nel secondo quelli fatti con rudraksha – se non hai preferenze, quelli misti (creati con semi e cristalli) sono un perfetto compromesso.
  • Fai attenzione ai mala non artigianali. Come abbiamo detto, è importante che un mala sia annodato a mano: se noti che le sue pietre non sono divise da nodi (ad esempio se sono unite, oppure divise da altre pietre più piccole) probabilmente non si tratta di un mala fatto a mano o comunque non sarà resistente quanto un mala tradizionale.

I mala possono essere acquistati in negozi specializzati e su diversi siti web. Sul nostro shop online puoi trovare i nostri mala fatti a mano in Italia con rudraksha, pietre e cristalli. Ogni mala è un pezzo unico e viene annodato con il metodo tradizionale, utilizzando filo in materiale riciclato o naturale.

Come creiamo i mala

scegliere mala

Il nostro procedimento è sempre guidato dalla meditazione: come prima cosa selezioniamo la pietra meru, che sarà il “cuore” del mala. Per la meru scegliamo sempre un vero cristallo o pietra naturale autentica al 100%, per garantire che l’intera collana venga infusa della sua energia.

Dopo aver purificato la meru, scegliamo il mantra che accompagnerà la creazione – questo non è necessariamente il mantra del suo utilizzatore finale, ma ripetere un mantra mentre si crea il mala aiuta il procedimento e rende la creazione stessa una meditazione. Per il mantra ci lasciamo ispirare dalle proprietà della pietra e dai suoi colori.

A questo punto scegliamo le pietre o i semi che più si adattano alla meru e al mantra e cominciamo ad annodare ripetendo il mantra per ogni pietra annodata.

Infine, una volta che il mala è concluso, cuciamo a mano la meru alla nappa e al resto della collana per rinforzare ulteriormente il mala.

Conclusione

I mala sono strumenti affascinanti con una storia millenaria. Non solo aiutano la nostra meditazione agevolando il conteggio dei mantra, ma diventano dei veri e propri amuleti da portare sempre con noi, indossandoli e creando un meraviglioso scambio di energia grazie alle proprietà delle pietre che li compongono.

Il mala diventa così un’estensione del nostro io, un oggetto solo nostro a cui attribuiamo un valore e un’energia speciale. Averne uno arricchisce la nostra pratica, ci aiuta nel nostro percorso di crescita spirituale e ci permette di avere con noi un oggetto meraviglioso e ricco di fascino.

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2 risposte

    1. Buongiorno Giovanni, può trovare i nostri mala artigianali sul nostro shop online: https://www.shopzen.it/
      Ogni mala riporta una descrizione delle pietre e delle loro proprietà. Se il mala che le interessa è esaurito, può cliccare sul pulsante “Avvisami quando tornerà disponibile” di modo da ricevere una notifica non appena tornerà nell’inventario.

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