La Meditazione aiuta ad alleviare il dolore cronico: La storia di Pamela

pamela bobb, che ha alleviato il dolore cronico attraverso la meditazione

Sono sempre di più le prove scientifiche che confermano i numerosi benefici della meditazione. La storia che voglio condividere oggi è quella di una donna che ha sfruttato la meditazione per alleviare il suo dolore cronico e così facendo è riuscita a ridurre del 75% la dose di oppioidi che i medici le avevano prescritto.

In uno studio pubblicato questo mese su JAMA Internal Medicine, un team di ricercatori ha esaminato le prove di 60 studi che includevano circa 6.400 partecipanti. Queste ricerche hanno valutato una serie di tecniche, tra cui la meditazione, la visualizzazione, l’ipnosi e la terapia cognitivo-comportamentale per contrastare il dolore fisico.

“Le pratiche di consapevolezza, la terapia cognitivo-comportamentale e l’ipnosi clinica sembrano essere le più utili per ridurre il dolore”, afferma l’autore dello studio Eric Garland, professore all’Università dello Utah.

E Pamela Bobb, che vive nel Tennessee, può attestarne i benefici. Ha 56 anni e ha sofferto per decenni di dolore cronico causato da una malformazione congenita nel bacino.

In vent’anni ha subito più di una dozzina di interventi chirurgici importanti, ma nessuno di questi le ha dato sollievo; ogni procedura ha lasciato più tessuto cicatriziale e danni ai nervi.

Mi sentivo disperata, non mi sembrava di avere alcun controllo.

Pamela era arrivata al punto di non poter compiere azioni basilari come cucinare o prendersi cura della sua famiglia.

“Ero completamente debilitata”, ha dichiarato. “E quando arrivi a quel punto, non puoi vedere oltre il dolore – stai solo sopravvivendo.”

Come terapia le sono state somministrate alte dosi di oppioidi per alleviare il dolore costante, ma qualche anno fa Pamela ha pensato: “Deve esserci un modo migliore”. Non si sentiva sé stessa sotto l’effetto degli oppioidi e, dopo qualche ricerca, ha trovato aiuto in una clinica specializzata in medicina complementare e alternativa.

Queste cliniche (sempre più diffuse nel nord America, ma ancora poche nel nostro Paese) offrono terapia fisica, medicina comportamentale, agopuntura, yoga e pratiche di meditazione.

Wayne Jonas, uno dei medici della clinica che ha seguito il caso di Pamela, è da lungo tempo un sostenitore di un approccio integrato mente-corpo alla cura del dolore e ha scritto il libro How Healing Works, che descrive la scienza alla base di questi approcci.

Jonas sostiene che quando qualcuno soffre di un forte dolore, le normali difese del suo corpo diminuiscono. Il dolore aumenta i livelli del cortisolo (l’ormone dello stress) e così facendo peggiora i processi infiammatori nel corpo. Questo avvia un continuo ciclo di feedback negativo che produce più dolore.

Non è una sorpresa, dice, che tecniche come la meditazione o lo yoga possano interrompere questo ciclo. “Impegnandoci in un profondo stato di consapevolezza – e rilassamento – questo contrasterà quelle risposte allo stress”, dice Jonas.

Pensa alla meditazione come a una forma di esercizio mentale: è quasi come il sollevamento pesi per il tuo cervello. Proprio come l’atto di afferrare un manubrio rafforza il bicipite, la meditazione ci aiuta a rafforzare l’autocontrollo della mente.

E questo può cambiare il modo in cui il cervello percepisce l’input dal corpo. “Se riesci a cambiare il modo in cui il cervello percepisce i segnali dal corpo, puoi effettivamente cambiare l’esperienza del dolore”, afferma Garland.

Ma l’accesso a questi benefici non è immediato: imparare a meditare richiede tempo, fatica e molta pratica. È decisamente più complicato che ingerire una pillola. Pamela non si è però arresa alle prime difficoltà e ora inizia ogni giornata con una seduta di meditazione.

pamela bobb
Pamela Bobb. Credits: npr.org

“Sono le 4:45 del mattino e mi sono appena svegliata”, dice in una registrazione che ha fatto della sua pratica. Sembra concentrata e calma. “Sto permettendo al mio corpo di sentirsi il più rilassato possibile.”

Pamela ha anche rivisto la sua dieta e ora assume molte più verdure, frutta, erbe e spezie con proprietà antinfiammatorie.

“È liberatorio essere arrivata fin qui”, dice. Ha compiuto una transizione fondamentale nella sua mente: invece di aspettare che i medici la curino con interventi chirurgici o iniezioni, ora si rende conto che molte di queste terapie alternative le hanno dato il potere di aiutare sé stessa.

Pamela accetta che potrebbe non essere mai completamente libera dal dolore, ma ora sente di avere il controllo del suo disagio.

Ha ridotto la dose di oppioidi del 75%, in un periodo in cui gli Stati Uniti stanno letteralmente fronteggiando un boom di prescrizioni di questi composti psicoattivi. Il Dipartimento della salute e dei servizi umani ha pubblicato nuove linee guida per esortare i medici ad adottare un approccio deliberato per ridurre le dosi di oppioidi per i pazienti con dolore cronico.

“L’obiettivo non è necessariamente quello di eliminare tutti gli oppioidi, ma di ridurli a una dose sicura”, ha dichiarato alla National Public Radio Brett P. Giroir, medico e assistente segretario per la salute presso il Dipartimento della sanità e dei servizi umani degli Stati Uniti. Dopo aver ascoltato la storia di Pamela, ha aggiunto: “Il fatto che sia stata in grado di ridurre sostanzialmente i suoi oppioidi rappresenta una storia di successo.”

Man mano che le prove si accumulano, afferma Giroir, si presterà maggiore attenzione alla copertura di terapie alternative.

Un sondaggio Gallup del 2017 ha rilevato che il 78% delle persone intervistate preferirebbe trovare altri modi per affrontare il proprio dolore fisico prima di assumere antidolorifici.

È chiaro che quando si tratta di fronteggiare il dolore sono necessari tutti gli strumenti possibili. E parlando di oppioidi, l’approccio non deve essere “tutto o niente”. Pamela afferma di aver appreso che, per lei, la combinazione di medicina tradizionale e pratiche olistiche funziona al meglio. E non potrebbe esserne più felice.

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