Esplorando i Cinque Sensi: L’Olfatto e i suoi segreti

olfatto

Noi tutti conosciamo l’esistenza dei cinque sensi che ci permettono di connetterci con il mondo esterno: vista, udito, olfatto, gusto, tatto.

La parola senso deriva dal latino “sensus” ed è anche l’origine della parola sentimento (letteralmente “sentire con la mente”).
Le ultime ricerche scientifiche sono orientate ad aggiungere a questa lista ulteriori funzioni di senso, complementari a quelle che conosciamo a memoria: tra le più accreditate ci sono l’equilibrio, la temperatura e il dolore.

Credo che sia superfluo sottolineare l’enorme importanza dei sensi nella nostra vita per la sopravvivenza, il piacere, la conoscenza, la comunicazione e molto altro.

Vorrei con questo articolo iniziare un percorso di approfondimento dei cinque sensi partendo da quello che, a ragione, viene considerato il più profondo e arcaico: l’olfatto.

Conosciamo l’olfatto

L’odore subito ti dice senza sbagli quel che ti serve di sapere; non ci sono parole, né notizie più precise di quelle che riceve il naso.

– Italo Calvino

Quando siamo nella pancia della mamma, l’olfatto è il secondo senso che si costruisce (il primo è il tatto) tra la dodicesima e la tredicesima settimana di gestazione.
Questo già la dice lunga sull’importanza di questo senso che nell’evoluzione animale e quindi anche umana: l’olfatto è fondamentale per la difesa dai predatori, per identificare la preda, per riconoscere i cibi sani, i nemici e gli amici, per la riproduzione, per orientarsi nello spazio e via dicendo.

Un caso che illustra molto bene la funzione di questo senso è nel bimbo appena nato (vale per tutti i mammiferi) che riconosce la mamma dall’odore sia della pelle che del latte, ma non solo: riconosce il latte materno anche disgiunto dalla madre.

Come funziona l’olfatto

odore lavanda

L’olfatto è uno strumento cognitivo prezioso e incomparabile perché è formato da dei recettori olfattivi presenti nelle cavità nasali direttamente collegate tramite un’unica terminazione nervosa al bulbo olfattivo posto nel lobo frontale.

Questo fa sì che l’impulso generato dai recettori non abbia “fermate intermedie” prima di arrivare a destinazione. Di questo siamo tutti coscienti quando sentiamo l’immediatezza e la potenza dell’emozione o reazione che si prova quando un odore ci invade, gradevole o sgradevole che sia.

Quando l’impulso elettrico (sempre di energia parliamo) arriva al bulbo olfattivo nel lobo frontale prende due strade: una va al cervello limbico, precisamente nell’ippocampo e nell’amigdala (parti che governano emozioni e reazioni istintive attivando la produzione di ormoni specifici) e l’altra arriva nel sotto corteccia frontale (talamo) che razionalizza l’impulso e l’emozione scaturita.

Odori e ricordi

sistema olfattivo

I neuroscienziati hanno suggerito che la stretta connessione fisica tra le regioni del cervello legate alla memoria, alle emozioni e al nostro senso dell’olfatto può spiegare perché il nostro cervello impara ad associare gli odori a determinati ricordi emotivi. Questa combinazione è il motivo per cui esiste quella che chiamiamo memoria olfattiva, che è sicuramente una delle più potenti ed evocative che ognuno di noi ha sperimentato almeno una volta nella vita.

La relazione tra odore e memoria si estende anche a problemi di salute legati alla memoria. Un senso dell’olfatto diminuito a volte può rappresentare un sintomo precoce di condizioni legate alla perdita di memoria, come il morbo di Alzheimer, ma può anche essere solo il risultato dell’invecchiamento.

Questo strano intreccio di emozioni e profumi può effettivamente avere una semplice spiegazione evolutiva. L’amigdala si è evoluta da un’area del cervello che era originariamente dedicata alla rilevazione di sostanze chimiche. Le emozioni ci parlano di quando avvicinarsi alle cose e quando invece evitarle, ed è esattamente ciò che fa anche l’olfatto. Quindi, sono entrambi intimamente legati alla nostra sopravvivenza.

Odori ed emozioni

odori ed emozioni

Alcuni recenti studi scientifici sono all’opera per trovare conferma di una percezione che tutti abbiamo: alcuni odori ci fanno stare bene ed altri meno.

Uno studio dell’Università di Newcastle ha dimostrato l’effetto stimolante dell’olio essenziale di rosmarino sull’attenzione e la memoria e sull’effetto rilassante dell’olio essenziale di lavanda.

La fitoterapia, medicina alternativa di tradizione olistica, da tempo inserisce l’aromaterapia come strumento coadiuvante in varie cure preventive. D’altra parte, sin dai tempi più antichi si effettuavano fumigazioni e vaporizzazioni con oli e spezie vegetali per purificare ambienti e persone.

Non è un caso che ancora oggi nelle chiese e nei templi si brucino incenso e mirra (vi ricorda nulla?) durante i riti sacri, sicuramente per purificare gli ambienti dove le persone soggiornano, ma anche perché sono odori che “aprono la mente”.

Come spiegare scientificamente questo effetto?

Non è semplice anche se è innegabile. Chiunque può percepire l’effetto balsamico nell’annusare della menta o del pino in olio essenziale, l’effetto rinvigorente dei sali che venivano usati per far rinvenire le persone svenute, la sensazione di “ dolce relax” che procura l’odore del miele o della cannella, eccetera.

Esiste anche una “scienza” dei maestri profumieri, persone con un naso speciale che creano profumi meravigliosi attingendo allo scrigno di Madre Natura.

L’importanza dell’aromaterapia

aromaterapia

Gli esseri umani usano l’aromaterapia da migliaia di anni. Antiche culture in Cina, India e Egitto incorporavano componenti vegetali aromatici in resine, balsami e oli. Queste sostanze naturali erano note per avere benefici sia fisici che psicologici.

La distillazione degli oli essenziali è attribuita ai persiani nel X secolo, anche se la pratica potrebbe essere stata utilizzata da molto tempo prima. Le informazioni sulla distillazione dell’olio essenziale furono pubblicate nel XVI secolo in Germania. I medici francesi del XIX secolo riconobbero il potenziale degli oli essenziali nel trattamento delle malattie.

Il termine “aromaterapia” fu coniato da un profumiere e chimico francese René-Maurice Gattefossé in un libro pubblicato nel 1937. Gattefossé aveva già scoperto il potenziale curativo della lavanda nel trattamento delle ustioni. Il libro discute l’uso degli oli essenziali nel trattamento delle condizioni mediche.

Benefici dell’aromaterapia

L’aromaterapia può aiutarci a:

  • gestire il dolore
  • migliorare la qualità del sonno
  • ridurre lo stress, l’agitazione e l’ansia
  • lenire le articolazioni doloranti
  • trattare il mal di testa e l’emicrania
  • alleviare gli effetti collaterali della chemioterapia
  • alleviare i disagi del travaglio
  • migliorare la digestione
  • migliorare le cure palliative
  • aumentare le difese immunitarie

Conclusione

La ricerca scientifica si impegna a trovare le spiegazioni a tutte queste evidenze empiriche ed è giusto così: quello che noi possiamo fare nel frattempo è continuare a godere di questo dono della natura che abbiamo e odorare con particolare attenzione un fiore, un dolce, la pelle di un bimbo, o accostare il naso al collo del nostro compagno/a per rivivere le emozioni dei primi incontri.

Risentire il profumo di un cibo antico che ci fa tornare bambini (Proust insegna), ma anche fare una passeggiata nella natura “annusando” tutto e non solo guardando. O ancora, allietare la nostra casa con profumi e odori gradevoli e dedicare al nostro momento personale di yoga e meditazione un profumo speciale con oli e candele ad hoc.

Aprire la mente significa anche (io dico soprattutto) aprire i nostri sensi e metterci in sintonia con il nostro Io interiore e con il resto del mondo.

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