Pada Bandha: Come e perchè radicarsi nel qui ed ora

Pada Bandha

Il Pada Bandha è una tecnica yoga che collega il corpo dello yogi con la terra attraverso i piedi. Il termine deriva dal sanscrito pada, che significa “piede”, e bandha, che significa “legame”, “unire insieme” o “afferrare”.

In questo articolo scopriremo l’esercizio del Pada Bandha, come si esegue e quali sono i suoi benefici.

Il mio percorso verso il Pada Bandha

In questo periodo di stop forzato, ho avuto modo di comprendere meglio ed applicare quanto ho “immagazzinato” nella mia formazione e nel mio percorso di vita.
Nasco come praticante di arti marziali e, per dodici anni circa, ho conosciuto e seguito differenti maestri.
Nella mia testa risuonano tante parole e tanti principi, ma uno dei più chiari e che ho sentito sempre pronunciare con fermezza è: senti le tue radici, radicati come se niente e nessuno possa muoverti.

Per anni ho praticato le più disparate arti (dall’Aikido, alla Kick-Boxing, al Viet Vo Dao, per poi arrivare al Karate), sino a quando la schiena non mi ha imposto un fermo totale.
In quella fase della mia vita, il dolore alla schiena era così forte che non riuscivo nemmeno più ad essere presente nell’allenamento, insopportabile sensazione che mi ha portata a lasciare del tutto il Dojo.
Un saluto fatto con il cuore pesante.

L’importanza della stabilità

dolori alla schiena

Ho ritenuto questa fase una sconfitta ed il rivolgermi allo yoga, almeno all’inizio, per me è stato un “ripiego” preso anche con poca convinzione.
Andai, quindi, in una scuola di yoga dove cominciai a praticare Kundalini, ma non compresi affatto il senso di questi movimenti ripetuti ed affannosi.
Mi abbattei a tal punto da lasciare il corso dopo un mese di frequenza.

Il caso volle che cominciai a collaborare con due centri yoga come operatrice shiatsu e, proprio lì, feci i primi passi nell’hatha yoga e nel vinyasa yoga.
I movimenti fluidi e consapevoli mi portarono ad una percezione differente del corpo, del respiro e di questa maledetta/benedetta schiena che, pian piano, riconoscevo e sapevo gestire meglio.

Ma una cosa mi continuava a risuonare in testa: il fatto che anche le insegnanti di Yoga continuassero a portare costantemente l’attenzione al radicamento.
In tutte le lezioni, il mantra era: respira e radicati.
Questa frase mi continuava a riecheggiare in testa e ritornava in moto perpetuo dal mio percorso marziale, alla mia evoluzione nello yoga.

Radicarsi per ritrovare la connessione

equilibrio

Perché tanta attenzione al radicarsi? Perché stare nel respiro?

Nel momento in cui portiamo consapevolmente l’attenzione ai nostri piedi, possiamo sentirci realmente connessi alla Madre Terra ed interconnessi con il mondo intero.
La forte stabilità che ci dona la sensazione di radicamento fa sì che il respiro si calmi e che la mente lo segua.

Il respiro è vita, tanto quanto lo è la capacità di stare nel qui ed ora e non focalizzarsi su “quello che sarebbe potuto essere” o su “quello che vorrei che fosse”.

Mi è rimasta molto impressa la storia di una ragazza, malata oncologica, che diceva come la sua forza risiedesse proprio nell’affrontare le cose giornalmente, mano a mano che si presentavano. La sua grandissima tenacia viveva nella determinazione e nella capacità di percezione della sua condizione non come un unico ed enorme problema insormontabile, ma come una piccola sfida giornaliera da vincere quotidianamente.

Questo grande carisma e questa enorme forza mi sono tornati spesso in mente e mi hanno ulteriormente ispirata nei momenti in cui mi perdo nell’immodificabile passato o nell’improbabile futuro.

L’importanza dei nostri piedi

forza di volontà

Nei miei studi da shiatsuka, ho avuto modo di approfondire alcuni aspetti riguardanti la medicina tradizionale cinese ed ho studiato il fatto che la forza di volontà si identifichi con il termine Yi.
Non è un caso che proprio lo Shen, o spirito unificante corpo e mente, dello Yi risieda nel meridiano di milza, quindi nell’elemento terra.

La forza primaria è nella nostra Terra che sostiene e nutre tutti gli altri elementi.
A livello fisico, quale parte del corpo tocca più spesso la terra? I piedi!

Ci pensate a quante sollecitazioni siano sottoposti i nostri piedi? Ma quanta importanza, attenzione e valore gli diamo?
Spesso – se non sempre – li diamo per scontati, a meno che non si facciano sentire con tutta la loro carica tramite dolori alla pianta del piede, alla caviglia, al bacino o alla schiena.

I piedi hanno la capacità tanto di sostenerci quanto di destabilizzarci se non portiamo loro la giusta attenzione.
Sia nella pratica marziale, che nel qi gong e nello yoga, il radicamento e l’attenzione ai piedi è di vitale importanza.

Cos’è il Pada Bandha

piedi yoga

Nello yoga, questo forte senso di radicamento del piede nella terra e di contemporanea espansione verso il cielo, è definito Pada Bandha.

Il Pada Bandha si sviluppa quando risvegliamo gli archi longitudinali del piede e sentiamo che l’arcata plantare centrale si attiva venendo richiamata verso l’alto.

Questo risveglio è, inoltre, favorito dal sostegno del primo chakra. Muladhara chakra è proprio il chakra della radice e del radicamento nel qui ed ora, è situato nel nostro perineo e anche grazie alla sua capacità di radicamento riusciamo ad attivare il Pada Bandha.

Ma come provare questa sensazione? Passiamo alla pratica!

Come si esegue

yoga in piedi

Ci poniamo in tadasana, la posizione della montagna, con i piedi paralleli, le ginocchia che seguono la direzione dei piedi ed un’apertura delle gambe che non superi l’ampiezza delle anche.
Le spalle sono rilassate verso la terra, le mani sono a riposo e la testa è come se fosse sollevata e sostenuta verso il cielo da un palloncino posto sulla sua sommità.
Il mento è parallelo alla terra e lievemente rientrato.

Ad occhi chiusi, cominciamo a portare l’attenzione ai piedi, sentendo bene l’appoggio di:

  • tallone;
  • arcata esterna laterale;
  • avampiede;
  • dita del piede (una ad una e senza spingerle sul tappetino, ma solo sentendo il peso ben distribuito).

Quando abbiamo la percezione dei punti che poggiano a terra, tracciamo una linea immaginaria dal tallone alla base del mignolo, poi dalla base del mignolo alla base dell’alluce e infine dalla base dell’alluce al tallone.

Percependo questo triangolo di appoggio con più consapevolezza e guidati dal nostro respiro, portiamo ora l’attenzione alla zona centrale del piede.
Ora la zona dell’arcata centrale ci sembra una cupola, che ci dona leggerezza guidando l’espansione verso il cielo.
La sua forza e presenza nel sostenerci è il Pada Bandha!

Conclusione

È interessante notare come questa forza sia stata intuita da una persona poco conosciuta: Isaac Newton 🙂
La sua terza legge del moto, secondo cui ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, ci ricorda di come il nostro radicamento a terra sia supportato da una forza di spinta ed espansione data dalla terra stessa verso il cielo.

Il radicamento è anche ben espresso nella pratica del qi gong, con il termine chen, rappresentato dall’ideogramma 深, che vede presenti i simboli dell’acqua, del tetto e della scrivania. Come a visualizzare uno studente fluidamente immerso nello studio.

Infatti, quando richiamiamo la qualità del chen nei nostri corpi, siamo invitati ad andare nel profondo, con la fluidità dell’acqua e nella piena coscienza e consapevolezza dello studente/ricercatore diligente.

Ora, portate questa presenza nel qui ed ora: tutto sarà completamente diverso e profondamente interconnesso con il mondo.

Namastè!

Lettura consigliata

Ultimo aggiornamento 2024-04-25 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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10 risposte

  1. Grazie
    Ho letto diversi articoli che ho trovato semplici e diretti per la comprensione ma ricchi di informazioni e completi.
    Grazie??

  2. Ciao,
    sto leggendo molto sul radicamento (perché non lo sono per nulla radicata) e c’è un pensiero che mi è arrivato e che mi sembra anche un po’ cretino ma devo esprimerlo. Penso che se mi radico rimarrò sempre ferma in un posto. Non so se mi sono spiegata. Come un albero. Se mi radico in un prato poi rimarrò per sempre in quel prato. Grazie se potrò avere qualche pensiero che mi aiuti! Cinzia

    1. Ciao Cinzia!
      Grazie per aver letto l’articolo 🙂
      Prima di tutto, non è un “pensiero cretino”, come lo hai definito tu, ma è sicuramente il riflesso di un tuo “sentire” nel qui ed ora.
      Quello che sarebbe opportuno fare, anche se so che richiede tanto tanto lavoro mentale, è il cercare di trovare il proprio radicamento, non tanto per star fermi come un albero e perdere la percezione del tempo e dello spazio (oltre che di visione e di possibilità di scelta), ma lavorare sulla capacità di trovare il proprio radicamento, la propria base certa, per poter vivere nel momento presente senza troppi se e troppi ma.
      Mi spiego, viviamo in un continuum spazio-temporale che prevede un succedersi di giorni e momenti, senza una pausa.
      Non possiamo né bloccare il tempo, né tornare indietro a quello che è stato.
      Tuttavia, quello che possiamo fare, con molta onestà intellettuale e consapevolezza, è vivere nell’oggi ed imparare a trovare la nostra stabilità, quasi come se possedessimo la fierezza di un albero, per affrontare ed assaporare al meglio il quotidiano ed affrontare con chiarezza mentale quello che verrà.
      E’ un argomento molto delicato e mi rendo conto che cercare di darti un confronto con due righe sia difficile, ma spero di essermi spiegata al meglio 🙂

      Un caro saluto,
      Valentina

  3. Molto interessante ed utile, sopratutto in questo periodo, lo pratico non costantemente anzi è un periodo che non sono più connessa con me stessa. Questi esercizi mi aiuteranno tanto. Grazie a tutti voi che ci date l’opportunità di imparare qualcosa di utile per noi, per farci stare meglio e rendervi più consapevoli. Saluti.

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