Perché sei sempre di fretta?

Siamo schiavi della fretta, senza quasi realizzarlo. E nel saltare da un'attività all'altra, perdiamo di vista la grandezza di ciò a cui stiamo rinunciando.
kira vanini guarda il mare

Ogni mattina ho un piccolo rituale che seguo religiosamente da anni.

La meditazione ne è ovviamente parte integrante, ma da qualche tempo, con mio grande piacere, si è arricchito di nuove prospettive che mi fanno apprezzare ancora di più le belle opportunità che la rete ci offre.

Dopo la mia pratica mattutina, amo sedermi sul balcone con una tazza di caffè e il mio tablet e trascorrere un’oretta a rispondere alle email che mi inviate o ai commenti che lasciate sotto alle lezioni dei miei corsi online.

Non è un peso, anzi: imparo moltissimo dalle difficoltà che mi raccontate, dalle domande che mi ponete e dai dubbi che vi affliggono quando vi avvicinate alla meditazione.

Oltre ad essere immensamente grata per la fiducia che riponete in me, col tempo mi sono abituata anche a fare caso anche ai verbi che più comunemente si ripetono in questi messaggi.

Il linguaggio che utilizziamo, consciamente o inconsciamente, parla di noi e delle nostre priorità.

I verbi che ritrovo più spesso nei messaggi sono:

  • riuscire
  • fare
  • dovere
  • completare
  • finire
  • potere

Notate una certa tendenza in questo linguaggio?

È il linguaggio della fretta, così profondamente intrecciato a ogni minuto delle nostre vite che abbiamo smesso di dargli peso.

È molto facile lasciarsi trascinare in questa corrente incessante di “fare”, dimenticando spesso il “sentire”.

Osservo le ombre disegnate dal sole sulle scogliere mentre sorseggio il mio caffè e rifletto su quante volte ci perdiamo questi piccoli, ma preziosi, dettagli della vita.

La fretta ci impedisce di vivere il momento, ci isola dall’essenza delle nostre esperienze.

Razionalmente lo sappiamo.

Ma allora perché continuiamo ad essere suoi schiavi?

Il prezzo della velocità

Quando viviamo di fretta, la nostra attenzione si frammenta.

Diventa difficile concentrarsi su una sola cosa (come la meditazione) proprio perché la mente salta già alla prossima.

“Devo meditare e poi uscire a fare la spesa, portare i bambini a scuola, andare al lavoro.”

Con la testa siamo già alla prossima incombenza. In questa costante divisione mentale, perdiamo non solo la profondità delle nostre esperienze, ma anche la capacità di ascoltarci.

Un esempio concreto di questo si vede spesso nelle domande che ricevo.

Molti si avvicinano alla meditazione con l’aspettativa di una soluzione rapida ai loro problemi di stress e ansia.

Ma la meditazione richiede tempo, pazienza e, soprattutto, un generale rallentamento. È uno spazio dove impariamo a calmare la mente, non a riempirla di ulteriori stimoli.

Il linguaggio dei verbi che emerge nei messaggi che leggo — riuscire, fare, dovere, completare, finire, potere — dipinge un quadro chiaro di un’esistenza governata dalla pressione e dall’urgenza. La nostra vita sembra diventata un elenco di compiti da spuntare da una lista, uno dopo l’altro, senza mai una pausa per respirare, per essere.

Non è colpa nostra, ce lo ripetiamo spesso: è la società che ci ha portati ad essere così. Ma questo non nega la realtà dei fatti e soprattutto ci spinge in uno spazio di vittimismo piuttosto che di iniziativa.

Non possiamo cambiare la società e le sue regole, ma possiamo cambiare il modo in cui noi viviamo e cresciamo in questo contesto.

Leggo tra le righe di queste parole una ricerca comune: quella di una via di fuga dalla sensazione opprimente di non avere mai abbastanza tempo. E qui, tra le prime luci dell’alba che illumina il mio balcone, trovo l’ispirazione per condividere una riflessione più profonda.

A cosa rinunciamo?

La fretta ci priva della gioia di assaporare la vita in ogni suo piccolo dettaglio.

Pensate alle volte in cui avete mangiato senza assaporare il cibo, o camminato senza notare il colore del cielo. Quanti di noi sono veramente presenti durante le conversazioni, o si trovano già a pensare alla prossima domanda mentre ancora stanno ascoltando una risposta?

Il costo umano di questa corsa incessante è alto: ansia, stress, una sensazione di vuoto nonostante la costante attività. Ma c’è di più.

Quando non ci fermiamo a riflettere, a sentire, la nostra identità si frammenta in mille pezzi di una vita che “deve” essere vissuta, non che “scegliamo” di vivere.

Il potere di ‘essere’

Nella mia pratica e nei miei insegnamenti, incoraggio sempre a cercare momenti di quiete.

La meditazione è uno strumento potentissimo, ma oltre alla pratica formale ci sono infinite opportunità durante il giorno per praticare questa consapevolezza: ascoltare davvero un amico, sentire i nostri piedi mentre camminiamo, o anche solo osservare le fronde di un albero che ondeggiano nel vento.

Così stamattina, mentre finisco il mio caffè e mi preparo a rispondere alle vostre email, penso: cosa posso fare oggi per disintossicarmi dalla fretta?

Qual è una cosa piccola ma significativa che posso godermi senza fretta?

Magari iniziate proprio da qui, da questo momento.

Prendetevi quel minuto in più per finire di leggere questo articolo, poi guardate fuori dalla finestra anziché verso uno schermo, o osservate il vostro animale domestico per un minuto, il vostro partner, i vostri figli.

Avete cose da fare? Davvero non possono aspettare un singolo minuto?

Potrebbe non sembrare molto, ma è un piccolo atto di ribellione contro il ritmo frenetico del “dovere” e un passo verso il più gratificante ritmo dell’ “essere”.

Il valore del qui e ora

Una delle lezioni più belle che ho appreso nel mio percorso meditativo è l’importanza dell’essere pienamente presenti con ogni nostro respiro, ogni nostro pensiero, ogni nostra sensazione.

Questo non significa ignorare il passato o il futuro, ma piuttosto onorare il momento presente come il più vero e importante.

La prossima volta che vi trovate a correre da un’attività all’altra, fate una pausa. Fermatevi un istante. Respirate. Guardatevi intorno. Cosa vedete? Cosa sentite? Cosa potete apprezzare di questo singolo momento?

La meditazione non è solo sedersi in silenzio; è un modo di vivere, un modo di essere, un modo di rallentare per scoprire che, forse, la vita non è una corsa da finire, ma un percorso da godere, passo dopo passo.

Ultimo aggiornamento 2025-01-23 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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2 risposte

  1. Buongiorno,
    è davvero bello questo articolo, ma direi quasi un racconto, mi sono trovato lì, con te, a guardare attraverso il tuo balcone, sentivo il calore del sole e l’aria che solleticava le foglie, ho percepito in un istante il profumo del caffè, e soprattutto la tua gentilezza accogliermi dolcemente.
    Grazie, ti sono grato per questo attimo condiviso insieme.
    Grazie.
    Andrea.

    1. Ciao Andrea,
      con un po’ di ritardo ti rispondo.
      Grazie per “sentire” attraverso le mie parole.
      É proprio su questo verbo che dobbiamo concentrarci o meglio centrarci.
      Nel prossimo ritiro che abbiamo programmato per fine settembre é proprio su questo che mi voglio soffermare.

      Ti abbraccio

      Kira

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