Pratyahara: Cos’è, a cosa serve e come si pratica

Pratyahara è una pratica yoga che ci insegna a liberare la mente da ciò che la occupa in maniera negativa.
PRATYAHARA

Pratyahara è il quinto stadio del Raja Yoga. Il termine significa “controllo dei sensi” ed è una pratica yoga che può insegnarci a liberare la mente da tutto ciò che la occupa in maniera negativa, per poterci concentrare esclusivamente sulla nostra interiorità. Non solo la mente risulterà più sana e purificata, ma ne beneficerà anche il corpo, che si rafforzerà in tutta la sua completezza.

In questo articolo scopriremo le origini del Pratyahara, la sua pratica e le sue forme.

Le origini del Pratyahara

Molto spesso, quando si parla di yoga, ci si riferisce quasi esclusivamente la pratica delle asana, il pranayama e alcune tecniche di meditazione. In realtà lo yoga è un processo di unificazione di tre elementi: soggetto, oggetto della ricerca e pratica, che insieme contribuiscono al nostro viaggio interiore. Questi tre elementi alla fine del cammino di consapevolezza non sono più distinti e separati tra loro, ma uniti in un magico tutto.

Per poter arrivare a questo risultato è molto importante prima di tutto conoscere la fonte del pratyahara. Sappiamo molto poco sulle sue origini poiché, soprattutto in Occidente, non esistono molti testi né lezioni specifiche che trattano questa pratica. Il motivo è molto semplice: spesso il pratyahara è una conseguenza naturale del percorso e della pratica dello yoga, quando si perde la concezione dello spazio circostante e ci si addentra nei meandri della propria interiorità, concentrandosi sulle proprie emozioni piuttosto che sulle azioni che si stanno compiendo.

La pratica del controllo dei sensi

yoga pranayamaGeneralmente, la parola “sensi” ci riconduce immediatamente all’idea dei nostri classici cinque sensi: vista, gusto, olfatto, tatto e udito. Moltissimi saggi induisti, ma non solo, hanno definito i sensi come farfalle inebriate dal nettare dei fiori, intossicate di piacere e desiderose di appagare i propri sensi.

Che rispondere agli impulsi dei sensi sia piacevole è fuori discussione: godersi un buon pasto, ammirare scorci fantastici o ascoltare la musica che ci piace non solo è piacevole, ma ci rende anche felici. Tuttavia ciò che il pratyahara ha da insegnare è che non possiamo concentrarci solo ed esclusivamente sull’appagamento dei sensi come obiettivo di vita.

Nel pratyahara i sensi vengono rivolti verso un flusso più interiore: ciò che vediamo, tocchiamo o sentiamo si trova dentro di noi. Una sorta di auscultazione della propria interiorità, attraverso la quale è possibile scoprire le nostre paure, i nostri desideri e i nostri pensieri per ottenere una pace e un’armonia incommensurabili.

Come praticare Pratyahara

Praticare pratyahara è un passo essenziale per poter arrivare a una meditazione più profonda e consapevole. Tramite le tecniche del pranayama si impara a gestire e indirizzare le energie vitali, mentre attraverso il pratyahara si imparano a gestire gli stimoli interiori.

Per comprendere a fondo l’importanza di questa pratica, possiamo pensare al cammino dello yoga come distinto in due grandi sezioni:

  • Quello che potremmo definire yoga esterno, del quale fanno parte yama, niyama, asana e pranayama;
  • Quello che invece potrebbe essere definito yoga interno, ovvero dharana, dhyana e samandhi, il processo del samyama.

Potremmo considerare il pratyahara come l’intersezione tra queste due tipologie di yoga, perché la sua funzione è sia di connessione che di transizione. È necessario, essenzialmente, avere consapevolezza del proprio corpo, grossolano nel caso dell’asana, e sottile nel caso del pranayama, per poter raggiungere il controllo sui sensi esterni, pratyahara, e proseguire verso il processo del samyama.

Il pratyahara può quindi essere visto o inteso in un’ottica negativa, come se fosse una sorta di repressione forzata e una rinuncia ai piaceri della vita, ma non è così: anziché essere ossessionati dai sensi senza avere il benché minimo giudizio, alla fine del percorso si imparerà a godere dei piaceri in maniera più consapevole e complessiva. I sensi serviranno a nutrire e servire la mente e non riusciranno più a influenzare incessantemente gli organi sensoriali.

Educando i sensi si imparerà col tempo ad assorbire solo ed esclusivamente le giuste impressioni, evitando quelle sbagliate che potrebbero determinare in maniera piuttosto decisiva il nostro comportamento: quando i sensi risultano essere completamente fuori controllo finiscono per dominare la vita e l’esistenza della persona, che potrebbe così finire per perdere la via di sé stessa.

Le quattro forme di Pratyahara

1. Indriya Pratyhara – Il controllo dei sensi
Per purificare i propri sensi è possibile creare impressioni naturali positive meditando su elementi della natura (fiori, rocce, alberi) o in luoghi ricchi di vibrazioni positive, come nelle principali mete di pellegrinaggio. Tramite la visualizzazione interiore, invece, è possibile andare a lavorare sull’eliminazione dell’attenzione nei confronti delle impressioni esterne.

2. Prana Pratyahara – Il controllo del prana
I sensi seguono il prana, l’energia vitale, che dovrà essere sviluppato e consapevole: nel caso in cui il prana dovesse risultare disturbato, i sensi risulteranno altrettanto disturbati. Per poterlo controllare è ottima la tecnica della concentrazione nella parte superiore della testa, nel terzo occhio, nel cuore o in un altro chakra.

3. Karma Pratyahara – Il controllo dell’azione
Per poter controllare gli organi di percezione è opportuno saper controllare anche gli organi dell’azione. Il karma pratyahara consiste, essenzialmente, nella rinuncia ai frutti dell’azione e nel compimento della stessa solo per il rituale sacro di poter compiere delle azioni corrette rinunciando ai benefici che ne potrebbero conseguire.

4. Mano Pratyahara – Il ritiro della mente
Rappresenta la forma di pratyahara più complicata e difficile, poiché necessita una conoscenza approfondita delle altre tre forme. La mente, in qualità di sesto organo di senso, dovrà essere distante da qualsiasi pensiero o elemento non proprio, per poter contemplare l’interiorità in tutta la sua assolutezza.

I benefici del pratyahara

Il pratyahara è considerato dall’ayurveda come uno dei metodi migliori per liberarsi dai disturbi mentali, dai problemi correlati al sistema nervoso, ma anche da quelli relativi al sistema gastro-intestinale.

Imparando a distaccarsi dalle impressioni sensoriali non salutari, controllando la dissipazione dell’energia (come nel caso dell’iperattività) e sapendo scegliere gli alimenti più sani, grazie al controllo sul desiderio dei cibi meno appropriati, sarà possibile condurre una vita felice, equilibrata e piena di luce.

Saper utilizzare i propri sensi significa coordinare l’intero equilibrio di mente e corpo che potranno così compensarsi a vicenda per  permetterci di vivere al massimo del nostro potenziale.

Ciò che il prayahara può insegnarci è che non siamo impotenti di fronte agli stimoli provenienti dal mondo esterno: possiamo gestirli grazie al traguardo della pace mentale, per vivere in armonia con noi stessi e con il mondo. Così come esiste il beneficio terapeutico del digiuno, uno stesso digiuno dalle tentazioni sensoriali che ci bombardano quotidianamente risulterà benefico.

Per iniziare questo splendido cammino occorre semplicemente sedersi in maniera comoda e con gli occhi chiusi nella vostra stanza: è importante che sia uno spazio nel quale potete sentirvi al sicuro e lontani da qualsiasi stimolo esterno. Iniziate la vostra purificazione sensoriale astenendovi, per esempio, da smarthpone, tablet, televisione e radio: avrete modo di scoprire sin da subito quanto sia piacevole e quanto il pratyahara abbia da donarci.

Lettura consigliata

Teoria e pratica dello yoga
  • Iyengar, B. K. S. (Autore)

Ultimo aggiornamento 2024-10-03 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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