Satya: vivere la verità con autenticità e consapevolezza

Satya è il principio della verità nello yoga: un invito a vivere con autenticità, senza autoinganni e nel rispetto degli altri. Scopriamo come integrarlo nella pratica e nella vita di tutti i giorni.
satya

Nel precedente articolo abbiamo parlato del primo Yama, Ahimsa, la non-violenza e di come integrarlo nella nostra pratica di yoga e nel nostro quotidiano.

In questo articolo approfondiamo il secondo principio etico dello yoga: Satya, la verità.

Satya deriva dalla radice sanscrita “sat” che vuol dire “vera essenza”: si tratta di un impegno a vivere secondo la propria natura, senza autoinganni; questa regola etica è strettamente connessa ad Ahimsa (non violenza) perché è importante che la verità sia sempre espressa senza danneggiare gli altri.

“…i frutti delle azioni di coloro che sono radicati nella verità risentono del loro atteggiamento.”

Yoga Sutra, 2.36

Patanjali a questo proposito dice:

Le parole e le azioni di chi è radicato nella verità diventano vincolanti per la realtà oggettiva, portano frutti.

Satya è quindi un invito a coltivare la nostra vera essenza, la coerenza tra pensieri, parole e azioni e integrarla nella vita quotidiana per trasformare profondamente il nostro modo di essere e di relazionarci con il mondo.

Satya nel quotidiano

Integrare Satya nella nostra vita vuol dire vivere con integrità, impegnandoci in una comunicazione autentica verso gli altri, evitando di mentire, o facendolo solo se è assolutamente necessario per evitare un danno maggiore. Anche verso sé stessi, per esempio evitando di fare scelte per compiacere gli altri.

Essere onesti e sinceri con gli altri raccontando gli eventi con obiettività e con sé stessi.

Cercare di cogliere il buono nelle situazioni e negli altri: la verità è che tutto accade per il meglio, a volte accadono eventi che servono a crescere. Anche in chi si comporta male la verità è che c’è del buono anche in quella persona.

Verità significa anche accettare la vita così com’è in quel momento, senza volerla a tutti i costi cambiare.

Satya sul tappetino

Per quanto riguarda le posture yoga, praticare ricercando la verità significa essere sinceri con sé stessi e consapevoli dei propri limiti.

Sul tappetino, Satya si realizza attraverso la ricerca della connessione con la nostra vera essenza, valorizzando quindi le nostre capacità e talenti e ricercando il modo più autentico per comunicare tale verità agli altri.

Quindi, i chakra più coinvolti sono Manipura e Vishudda: lavoriamo sull’autostima e la fiducia in noi stessi e una volta affermato il nostro sé più autentico possiamo esprimerlo e farlo apprezzare anche a chi ci sta vicino. Ogni postura diventa un’opportunità per lavorare su noi stessi riconoscendo i nostri limiti e rispettando la nostra unicità.

La pratica che ho pensato per lavorare con Satya comprende una mudra, delle posizioni in piedi e una breve meditazione.

Atmanjali mudra: Il Gesto del sé interiore

Una mudra che esprime profondamente il concetto di Satya è Atmanjali mudra, gesto che simboleggia la natura interiore dell’essere umano.

La mudra si realizza congiungendo tra loro le punte degli indici, dei medi, degli anulari e dei mignoli e la base dei pollici.

Unisci i pollici uno accanto all’altro e piegali all’interno dello spazio tra le mani come una strada che conduce alla punta dei mignoli, qui si forma uno spazio vuoto da cui filtra la luce che simboleggia la nostra verità. L’apertura è diversa per ogni essere umano.

Quando pratichiamo questa mudra stando seduti nella posizione di meditazione a gambe incrociate il nostro corpo forma diversi triangoli: il piccolo spazio tra le dita, le mani, le braccia, le gambe e l’intera posizione del corpo. Il triangolo è il simbolo del divino e il nostro corpo esprime così devozione al divino che è in noi.

Asana collegate a Satya

Le asana che possono aiutarci a connetterci con il principio di Satya sono:

Utthita Trikonasana

Questa asana, detta anche “posizione del triangolo esteso”, genera benessere ed energia.

Utthita Trikonasana

Agisce sullo yin, l’energia femminile e lunare, e lo yang l’energia maschile e solare bilanciandoli, attraverso l’esecuzione su entrambi i lati del corpo, per la stessa durata di tempo. Questa posizione stimolando il terzo Chakra, Manipura, crea un senso di espansione della fiducia in sé stessi.

Per prendere l’asana portati al centro del tappetino, parti da Tadasana, la posizione della montagna, inspirando apri le gambe a circa un metro di distanza l’una dall’altra. Il piede destro è rivolto verso avanti (lato corto del tappetino), piede sinistro leggermente verso l’interno, espirando porta le braccia parallele al pavimento con i palmi rivolti verso il basso.

Inspira allunga il braccio destro in avanti e poi espirando piegati lentamente fino a raggiungere terra con la mano oppure il blocco yoga. Il braccio sinistro è allungato verso l’alto, lo sguardo rivolto verso l’alto (se non ci sono problemi al collo).

Mantieni la posizione da mezzo minuto ad un minuto continuando a respirare, poi rilascia la postura tornando in Tadasana e ripetendo dall’altro lato.

Vrikshasana

Vrikshasana

Vrikshasana, la posizione dell’albero, è una posizione di equilibrio che aiuta a sviluppare stabilità, concentrazione e consapevolezza. Ci ricorda la forza interiore e la compassione.

Inizia in Tadasana (posizione della montagna), con i piedi uniti e il peso distribuito uniformemente, sposta il peso del tuo corpo sul piede destro, premendo bene il piede a terra per creare stabilità. Solleva il piede sinistro e posizionalo se sei un principiante con la pianta sul polpaccio o con la punta a terra, intermedio sulla parte interna della coscia destra, evitando il ginocchio, avanzato con il piede all’inguine e il ginocchio aperto lateralmente.

Mantieni attivo l’addome. Porta le mani in Anjali Mudra (preghiera) davanti al cuore o sollevale sopra la testa per un maggiore allungamento.

Mantieni la posizione per 5-10 respiri, focalizzandoti su un punto fisso per migliorare l’equilibrio.

Rilascia lentamente e ripeti dall’altro lato.

Meditazione guidata

Trova una posizione comoda, con la schiena dritta, utilizza un supporto se hai bisogno e prendi il Mudra del sé interiore.

Osserva il tuo respiro, senza cercare di modificarlo, quando la tua mente è libera dai pensieri, congiungi le mani in questa posizione davanti alla fronte guarda attraverso l’apertura senza battere le palpebre mantenendo così il più a lungo possibile, poi abbassa le braccia e per un po’ mantienile a circa 3 cm sotto il mento, le mani si posizioneranno nel punto dove risiede l’anima secondo un’antica tradizione misterica formando un tempio attorno ad essa.

Ripeti mentalmente il mantra: “mi impegno ad abbandonare le apparenze e ad essere onesto e coerente con me stesso”.

Continua finché lo senti.

Conclusione

La pratica di Satya è un viaggio di scoperta della nostra verità più profonda per poter vivere più in armonia con noi stessi e con il mondo.

Il lavoro su questo Yama è molto importante, ci facciamo spesso fagocitare dagli impegni quotidiani, dal lavoro, la famiglia e magari iniziamo a trascurare la sensazione di disagio che ci cresce dentro. Se continuiamo ad ignorarla quel disagio può trasformarsi in qualcosa di più e crearci davvero dei problemi.

Se noi invece impariamo ad osservarci e a prendere consapevolezza di ciò che sentiamo possiamo connetterci alla nostra verità e trovare il modo di perseguirla e realizzarla.

Nel prossimo articolo, esploreremo il terzo Yama: Asteya, non rubare.

Lettura consigliata

Gli yoga sutra di Patanjali
  • Bryant, Edwin F.(Autore)

Ultimo aggiornamento 2025-03-14 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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