Immaginate di trovarvi in un luogo sconosciuto, misterioso… persino pericoloso. Un deserto magari, da soli e in piena notte.
La vostra auto è andata in panne. È sempre stata affidabile, magari non entusiasmante o alla moda, ma non vi aveva mai abbandonato.
In questa occasione, però, vi ha lasciato a piedi. La batteria sembra essere morta così, da un momento all’altro, lasciandovi giusto il tempo per accostare ai margini della strada.
Una precauzione, quest’ultima, peraltro del tutto ottimistica, giacché a quest’ora non si vede anima viva e nessun veicolo sembra poter arrivare da alcuna direzione. Siete definitivamente soli nel nulla.
Il telefono, ovviamente, non ha campo e anche la radio della macchina ha smesso di funzionare.
Potete scorgere solo un lieve chiarore, tra le piante selvatiche, i cespugli spinosi e i cactus; forse una casa o un rifugio?
A questo punto le vostre opzioni sono piuttosto limitate: o restate in auto, ben chiusi al suo riparo, aspettando che si faccia giorno e confidando che – prima o poi – qualcuno passi da lì. Oppure potreste uscire dall’abitacolo, abbandonare il senso di sicurezza che vi infonde e incamminarvi verso il chiarore oltre i rovi. Cosa decidereste di fare?
O dovremmo dire, cosa deciderete di fare? Una consonante, una sola lettera che fa la differenza tra una remota e ipotetica eventualità e una reale opzione, uno “sliding door” che tutti, in un modo o nell’altro, dobbiamo prima o poi affrontare.
Contenuti
ToggleQuando tutto cade a pezzi
Sto parlando di quel momento in cui, inevitabilmente e inaspettatamente, qualcosa si rompe in modo irrimediabile.
Il nostro lavoro, che pensavamo sicuro, o la nostra relazione, che reputavamo inossidabile. Non potevamo prevederlo, anzi abbiamo scommesso tutto sul contrario di quanto invece è successo.
Il lavoro non c’è più, o ci è diventato insopportabile. I sentimenti con il partner hanno perso smalto e non c’è più quell’elettricità che prima ci galvanizzava anche solo sfiorandosi facendo la spesa al supermercato.
È quel momento in cui optiamo per restare all’interno del nostro guscio protettivo – l’auto – sperando che le sue lamiere siano in grado di proteggerci da chi o da cosa potrebbe farci del male. Oppure decidiamo di uscire dalla nostra cosiddetta zona di comfort, affrontando la nostra paura dell’ignoto – il buio che ci circonda – e andando alla ricerca. Ma alla ricerca di che cosa?
Non si tratta di cercare una nuova fonte di sicurezza. Una nuova auto, una nuova relazione, un nuovo lavoro. La ricerca di tutto ciò, infatti, per quanto sarebbe assai desiderabile e comprensibile, non farebbe che portarci, a un certo punto, nella stessa situazione in cui ora ci troviamo. Ci troveremmo su un’altra auto, su un’altra strada, ma pur sempre in panne in balia dell’ignoto.
E allora? Allora la ricerca potrà dirsi fruttuosa solo se cambiamo il nostro obiettivo, spostandolo da fuori a dentro di noi. Prima di tutto decidendo di uscire dalla nostra fidata e rassicurante automobile e incamminandoci verso l’ignoto; questo è il primo – fondamentale – passo da compiere, ma non è finita qui.
Un aiuto insperato
Restiamo nella metafora, io le adoro e d’altra parte non a caso si usano da millenni…
Dopo aver percorso un po’ di strada, magari non senza qualche graffio e spavento, arriviamo finalmente all’origine di quel chiarore che, con nostra grande sorpresa, non è una casa o un rifugio di qualche tipo, bensì un oggetto apparentemente metallico delle dimensioni su per giù di una ventiquattrore.
Siamo intimoriti, è evidente, ma guardando alle nostre spalle vediamo solo la strada che abbiamo percorso che potrebbe soltanto riportarci alla nostra macchina in panne.
Ci facciamo coraggio allora, se siamo arrivati fino a qui possiamo anche proseguire. Ci inginocchiamo innanzi alla valigia e, con un sonoro clack, scopriamo che non è chiusa a chiave; dentro c’è un ridicolo pigiamino rosso e bianco, una salopette più precisamente.
È davvero ridicolo ma qui, in pieno deserto, di notte, nessuno può vederci e quindi decidiamo di provare a indossarlo, se non altro avremo meno freddo.
A quel punto, vestiti da completi idioti, accade qualcosa di assolutamente inaspettato ma decisamente stupefacente. Scopriamo che, indossando quel costume, diventiamo fortissimi, velocissimi, le pallottole ci rimbalzano addosso, possiamo vedere cosa succede a distanza di chilometri e chissà cos’altro: insomma abbiamo acquisito poteri sovraumani e così fantastici che nemmeno avremmo osato immaginare di poterli un giorno possedere!
C’è solo un piccolo problema; non sappiamo come usare i nostri “nuovi” poteri. Nella valigetta, infatti, non ci sono “istruzioni per l’uso”, nessun manuale o guida per l’utente. Dobbiamo scoprire i nostri poteri procedendo per tentativi, il più delle volte sbagliando e imparando dai nostri errori, giorno dopo giorno.
L’origine dei superpoteri
Questa situazione vi ricorda qualcosa?
Ok lo ammetto, non è tutta farina del mio sacco. Si tratta, a grandi linee, della trama di una serie televisiva prodotta negli Stati Uniti dal 1981 al 1983, approdata poco dopo in Italia. La serie, dai noi conosciuta col titolo “Raplh supermaxieroe”, sfruttava questo singolare intreccio iniziale per sviluppare la storia delle relazioni tra gli improbabili personaggi, dando origine a una raffica di gag divertenti su luoghi comuni e stereotipi tipicamente americani.
Ma volendo superare i confini della metafora ciò che ora ci interessa è capire cosa possa rappresentare, oggi per noi, quel ridicolo costumino da supereroe.
Se ciascuno di noi, infatti, ha attraversato un momento di profondo smarrimento, in cui tutto sembrava perduto e in cui le nostre sicurezze sembravano essere scomparse, allora tutti brameremmo di trovare un oggetto miracoloso che risolva ogni nostro problema.
Che si tratti del costume di Ralph, dell’anello di Lanterna Verde, del ragno di Spiderman o dei raggi gamma di Hulk, la cultura popolare americana ci ha insegnato come questi grandi poteri arrivino da fuori, da un oggetto o da un evento straordinario, capace di mutare le nostre debolezze in capacità superiori.
In realtà, come dicevamo poc’anzi, questi poteri non vanno ricercati al di fuori di noi quanto piuttosto al nostro interno.
L’oggetto misterioso o alieno, infatti, possiede soltanto il potere di riportare alla luce capacità già presenti in noi, seppur latenti. Nascoste sotto anni di distrazioni, di sollecitazioni esterne che ci spingono sempre a guardare fuori, piuttosto che dentro, ad apprezzare l’auto nuova del vicino di casa piuttosto che il sorriso aperto e sereno di chi possiamo incontrare lungo la via.
Essere i supereroi di noi stessi
E quindi? Dobbiamo iniziare a cercare un fusto di sostanze chimiche per diventare anche noi dei veri super eroi? No… tutt’altro.
Dobbiamo infatti prendere coscienza che l’evento straordinario capace di innescare in noi questa strabiliante mutazione non è altro che un “piccolo” salto della nostra consapevolezza. Dobbiamo solo accettare che siamo già in grado di fare cose meravigliose e straordinarie.
Sopportare condizioni di lavoro stressanti, accudire una famiglia, badare persone non autosufficienti, assistere i figli nella crescita e mandare avanti una casa o una famiglia, magari conciliando il tutto con una relazione non sempre idilliaca e un conto in banca che tende sempre a scendere, nonostante tutti nostri sforzi.
Non sembra anche a voi che per fare tutto questo senza dare di matto sia necessario disporre davvero di grandi poteri?
Io penso proprio di si. Allora riconosciamoci queste grandi facoltà e accettiamo che sta a noi fare la differenza, nelle piccole (e grandi) occasioni quotidiane. Riconosciamoci il ruolo di eroe – non di martire, mi raccomando – con capacità eccezionali ma, come il buon Ralph, privi del libretto di istruzioni.
Sperimentiamo, giorno dopo giorno, di cosa siamo capaci. Usciamo dalla macchina in panne, avventuriamoci oltre i cespugli e scoviamo in noi le energie e la forza che sono già lì pronte a essere risvegliate.
Sbagliamo, facciamo pasticci e commettiamo errori per imparare a fare meglio, a essere di più per diventare, in ultima analisi, la versione migliore di noi stessi.
In fondo, siamo tutti Super Maxi Eroi!
3 risposte
Concordo pienamente e consapevolmente!!!
E quello che vivo e questo articolo mi calza a pennello.
Non abbattersi e guardare avanti nonostante tutto.
Un articolo che esprime molto chiaramente i dubbi che tutti possiamo avere anche quotidianamente, e ci guida a ragionare in modo profondo su come reagirvi.
Da rileggere più volte per ricordarsi sempre che siamo gli eroi di cui abbiamo bisogno.