Sembra strano che sia proprio io a scrivere un articolo sugli effetti negativi della meditazione, considerando che la missione principale di questo sito è proprio quella di divulgare i benefici della pratica.
Ma l’importanza della divulgazione sta anche (e forse soprattutto) nello sfatare i miti che aleggiano intorno a una tematica, soprattutto in un’epoca in cui siamo costantemente bombardati da informazioni fuorvianti e contraddittorie.
Tra le attività che vengono consigliate per migliorare il benessere fisico e mentale, la meditazione è forse quella che più di tutte suscita dibattiti e controversie.
Alcuni la dipingono come una panacea contro ogni male, mentre altri, più critici, la vedono come una pratica che potrebbe celare insidie e portare effetti collaterali insospettati.
L’obiettivo di questo articolo è proprio immergerci in queste acque controverse e trasformare lo scetticismo in curiosità.
Il mio augurio è che questa guida possa portare un po’ di chiarezza a chi ha dubbi sulla meditazione e, magari, diventare una risorsa utile da condividere con chi si è lasciato condizionato dai falsi miti.
Contenuti
ToggleI miti più comuni sulla meditazione
Nonostante la sua crescente popolarità, la meditazione è ancora avvolta da una serie di miti e misteri che ne hanno distorto la percezione pubblica, soprattutto in Occidente. Questi pregiudizi sono radicati in parte nella paura dell’ignoto e in parte in interpretazioni errate degli effetti della pratica.
Per prepararmi alla stesura di questo articolo ho letto moltissime opinioni e testimonianze in merito, online e non. Gli effetti negativi più spesso citati sono l’isolamento sociale, la dissociazione dalla realtà, o addirittura il risveglio di problemi psicologici preesistenti.
Vediamoli nel dettaglio:
- Isolamento sociale: Uno dei miti più diffusi sostiene che la meditazione porti all’isolamento sociale, allontanando l’individuo dagli amici, dalla famiglia e dagli impegni quotidiani. Questa idea nasce dalla concezione errata che meditare significhi ritirarsi dal mondo, cercando rifugio in un’esistenza eremitica.
- Problemi psicologici: Un altro mito afferma che la meditazione possa esacerbare o scatenare problemi psicologici come ansia o depressione. Questa preoccupazione deriva da racconti aneddotici di persone che hanno sperimentato disagio o turbamento durante o dopo la pratica meditativa.
- Fondamentalismo religioso: Molti credono che la meditazione sia esclusiva di chi segue un percorso spirituale o religioso, limitando così la sua applicabilità e universalità. Questa convinzione ha origine dalla storica associazione della meditazione con tradizioni religiose orientali, come il buddismo e l’induismo.
- Anni di pratica: L’idea che la meditazione sia accessibile solo a chi è disposto a dedicarvi anni di pratica scoraggia molti potenziali praticanti. Questo mito nasce dalla rappresentazione di maestri e guru che hanno dedicato la loro vita alla pratica, suggerendo erroneamente che tale impegno sia necessario per trarne qualsiasi beneficio.
- Mancanza di studi scientifici: Infine, anche se in misura molto minore, persiste il mito secondo cui i benefici della meditazione non siano supportati da prove scientifiche, rendendola una pratica più vicina alla superstizione che alla realtà. Questa percezione è dovuta in parte alla diffidenza generale verso pratiche che sembrano sfuggire alla comprensione razionale e alla misurazione oggettiva.
Le origini di questi miti sono variegate, dalla diffusione di informazioni errate nei media alla mancanza di educazione pubblica a riguardo. Ci sono anche molte interpretazioni erronee di esperienze personali.
Ma qual è la verità su questi potenziali “effetti negativi”?
La verità dietro ai presunti effetti negativi
Nonostante le numerose leggende metropolitane che la circondano, la meditazione è in realtà supportata da una ricca evidenza scientifica che ne attesta i benefici.
Abbiamo già elencato i numerosi benefici della meditazione provati dalla scienza ed esplorato le “trappole” della meditazione e le false promesse.
Alla luce di queste informazioni e della mia esperienza come insegnante di meditazione, ho esaminato uno per uno questi presunti effetti negativi per scoprire se hanno un fondo di verità.
La meditazione può provocare isolamento sociale?
Tutto il contrario! La ricerca dimostra che la meditazione può in realtà migliorare la qualità delle relazioni interpersonali.
La pratica regolare aiuta a sviluppare maggiore empatia, ascolto attivo e pazienza, facilitando la comunicazione e la comprensione reciproca.
Uno studio pubblicato sul Journal of Consciousness Studies ha evidenziato come i praticanti mostrino una maggiore capacità di gestire conflitti e stress relazionali, migliorando così la connessione con gli altri.
Altri studi citati qui hanno provato l’efficacia di diverse tecniche di meditazione e consapevolezza nel miglioramento dei rapporti umani.
Perché allora crediamo che la meditazione ci possa isolare? Come in ogni pratica, è l’estremismo che porta a conseguenze spiacevoli.
Esistono casi di persone che utilizzano la meditazione come unico rifugio e palliativo, anziché come strumento di crescita personale. Queste persone tendono a cercare nella meditazione una scappatoia dalla loro ansia sociale e dai conflitti, meditando molto più del necessario.
A volte questa strada è un tentativo di emulare guru spirituali o monaci che hanno dedicato la loro vita alla pratica. Ma, a meno che non si decida di seguire un percorso monastico, non è assolutamente necessario arrivare a questi estremi per godere dei benefici della meditazione.
Meditare per 15-20 minuti al giorno non porta all’isolamento, ed anzi ricarica la nostra batteria sociale rendendoci più propensi al dialogo e all’interazione.
La meditazione può aggravare o far emergere problemi psicologici?
Invece di aggravare problemi psicologici, la meditazione è stata ampiamente studiata per i suoi effetti positivi sulla salute mentale.
Ricerche pubblicate su riviste autorevoli come l’American Journal of Psychiatry hanno dimostrato che le tecniche di meditazione come il Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR) possono ridurre significativamente i sintomi di ansia, depressione e stress.
È importante, tuttavia, che individui con condizioni mentali preesistenti consultino i propri terapisti prima di iniziare a meditare per assicurare un approccio personalizzato e sicuro.
A volte le persone confondono alcune manifestazioni emotive che avvengono durante la pratica, ad esempio il pianto, con condizioni psichiatriche o ancora peggio esoteriche (ho addirittura letto di “demoni” e “possedimenti”).
Questo perché la meditazione ci permette di stare in contatto con noi stessi, rimuovendo le distrazioni che la nostra mente usa per evitare di soccombere a emozioni represse o difficili da gestire.
Non è la meditazione a provocare queste emozioni, è semplicemente il veicolo che aiuta a farle emergere. La buona notizia è che ci dona anche uno strumento portentoso per affrontarle.
La meditazione è legata a un percorso religioso?
La meditazione, al di là delle sue radici spirituali, è una pratica universale che può essere adottata da chiunque, indipendentemente dal credo religioso o spirituale.
L’approccio laico (o secolare) alla meditazione, come quello proposto nei programmi di MBSR, la rende accessibile a prescindere dal sistema di valori religiosi di una persona.
Io stessa pratico una meditazione secolare non legata ad alcuna religione, ed è ciò che amo di questa pratica: non serve mettere paletti o catalogarla, è a disposizione di qualsiasi essere umano.
C’è una sottocategoria molto comune di questo mito. Alcuni, vedendo le più comuni foto e immagini legate alla meditazione, credono ci si debba vestire in un certo modo, circondare di cristalli o avere una campana tibetana.
In realtà non serve nulla. Puoi iniziare a meditare anche adesso, ovunque tu sia. L’unico requisito è la tua presenza mentale.
La meditazione necessita anni di pratica prima di mostrare i suoi benefici?
Anche se alcuni aspetti della meditazione possono richiedere anni di pratica per essere perfezionati, i benefici fondamentali possono essere avvertiti anche dai principianti.
La chiave è l’approccio progressivo e l’adattamento della pratica alle proprie esigenze e capacità, oltre che la costanza.
Diversi studi hanno mostrato che anche brevi sessioni di meditazione quotidiana possono portare a miglioramenti significativi nel benessere generale.
Lo ripeto molto spesso: meglio meditare per cinque minuti tutti i giorni piuttosto che mezz’ora alla settimana. Il progresso sta nella routine, anche se a volte ci rifiutiamo di accettare una soluzione così semplice e preferiamo cercare formule magiche.
La meditazione funziona davvero o è un placebo?
Il mito secondo cui la meditazione non abbia basi scientifiche è forse il più facilmente smentibile.
Oltre a tutti gli studi che abbiamo già citato, la ricerca nel campo della neuroscienza ha anche rivelato che la meditazione può portare a cambiamenti strutturali nel cervello, associati a maggiore felicità e capacità di resilienza.
Si tratta di oscillazioni osservabili e, proprio per questo, totalmente supportate dalla scienza.
Conclusione
Lungi dall’essere una pratica riservata a pochi eletti o priva di fondamento scientifico, la meditazione è invece un approccio concreto e pratico per affrontare al meglio le sfide della vita moderna.
Proprio per questo ti invito ad esplorarla con una mente aperta, sperimentandone personalmente i suoi benefici. Lasciati guidare dalla curiosità, approfondendo le diverse tecniche e trovando quella che risuona maggiormente con te.
Se quello che hai letto finora ti ha convinto e sei curioso di scoprire come la meditazione possa arricchire la tua vita, ti invito a dare un’occhiata al mio corso online “Apri la tua mente”, concepito proprio per chi si avvicina alla meditazione partendo da zero.
Qual è stata la tua esperienza con la pratica? Hai riscontrato effetti negativi? Fammelo sapere nei commenti qui sotto.
Letture consigliate
- Nhat Hanh, Thich (Autore)
- Vanini, Kira (Autore)
Ultimo aggiornamento 2024-10-03 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API