Unihipili, il nostro Bambino Interiore

Esploriamo il concetto di Unihipili, il bambino interiore secondo la filosofia hawaiiana, e scopriamo come curare le sue ferite emotive.
Unihipili

Inconscio, subconscio, trauma infantile, ferite emotive, ricerca del vero sé.

Quante volte abbiamo cercato di dare una collocazione e un significato, dentro di noi, a queste parole?

Sappiamo di essere un tutt’uno, eppure siamo consapevoli di come tante parti di noi vivano nel nostro interiore. E più fatichiamo ad integrarle, ad accettarle, meno fluisce il nostro vivere verso il completamento dell’anima qui, adesso, in questo cammino.

La nostra infanzia dimenticata

madre gioca con i suoi bambini

Ti è mai successo di sentirti come se qualcuno tirasse la tua camicia, o strattonasse il tuo abito?

Il nostro bambino interiore, la nostra bambina che abbiamo dimenticato da qualche parte, in qualche armadio della nostra infanzia, o sui gradini di un palazzo dopo che avevamo pianto perché lui non aveva occhi che per la più bella della classe, oppure dopo che nostra madre, pur senza parlare, ci aveva fatto intendere che l’avevamo, ancora una volta, delusa.

Anzi, non avremmo saputo fare altro se non quello: deludere tutti coloro che ci volevano bene.

È così che abbiamo rinunciato a essere chi eravamo, non riuscendo a diventare mai chi siamo, nemmeno ora che siamo adulte.

L’importanza di diventare noi stessi

Smettere di esporsi, di voler inseguire un sogno, delude sempre chi amiamo. Sempre.

Ma ciò non significa che non dobbiamo diventare chi siamo, che non dobbiamo far splendere il diamante che vive in noi.

Significa che è necessario imparare a staccarci dall’altro, dagli altri, con la consapevolezza nel cuore che siamo qui, proprio ora, per realizzare ed esprimere la gemma che siamo, farla brillare a più non posso, darle spazio, proteggerla, mostrarla, mostrarci.

Chi ci ama nel profondo, continuerà a farlo.

Chi ci teme, cercherà di ostacolare la nostra evoluzione e lo farà a prescindere dal bene che noi gli vogliamo.

Unihipili: il bambino interiore nella cultura hawaiana

bambini in classe praticano mindfulness

Ma il nostro bambino interiore, la nostra bambina interiore, sarebbe il subconscio?

La psicologia classica ce ne parla come di una parte della nostra personalità che rimane integra, ovvero che non subisce l’invecchiamento. Altri, come quel tratto di noi che si manifesta con gioia, con la meraviglia, con la spontaneità. Secondo molte imposizioni, soprattutto di carattere socio-culturale, non è troppo conveniente darle tutto lo spazio che chiede.

Il risultato, dunque, è che abbiamo percepito sia meglio controllare le emozioni, non esultare troppo, meglio non mostrarsi felici che poi gli altri se la prendono e, per carità, meglio non sperare di ottenere qualcosa a cui teniamo davvero, perché poi, chi glielo spiega a chi ci vuole bene, che saremmo più felici con altro o con qualcosa che non abbiamo ancora?

Non solo psicologia e scienze cognitive, ma anche gli hawaiiani sono sempre stati attratti dall’evoluzione della persona e di come sia correlata al bambino interiore, che loro chiamano Unihipili.

Nella loro lingua significa letteralmente “Cavalletta”, e da qui possiamo ben immaginare le caratteristiche più bizzarre che hanno osservato, dandogli questo nome.

Nel bambino o bambina interiore, non c’è solo il modello di vita, le abitudini, le fasi della crescita, ma gli sciamani di quelle isole sono certi che Unihipili possegga la chiave della nostra felicità.

Il ruolo protettivo di Unihipili

Unihipili ama difenderci e agisce costantemente allo scopo di portarci via dalla sofferenza. Per farlo però, si basa sulla percezione che gli è rimasta (che è rimasta in noi) ogni prima volta in cui abbiamo sofferto per qualcosa.

È un contenitore senza fine di prime volte in cui abbiamo pianto, in cui ci hanno deriso, in cui ci siamo sentite respinte e non amate. Sulla base dei suoi ricordi, agisce. E in noi si manifesta quella stessa paura, e quel meccanismo reattivo.

Pertanto, ora che siamo adulte, è nostro compito andare da quella bambina, prenderla in braccio e dirle che non dovrà più temere nemmeno un istante. Ora c’è un’adulta sempre pronta a spiegarle cosa sta accadendo, a dirle che ce la farà, che voi la porterete via da dove ha tanta paura di restare. Voi curerete ogni sua ferita.

Lo farete, vero?

Lei aspetta un vostro cenno ogni giorno.

Accettare e curare Unihipili

mudra namaste

Noi siamo qui per realizzare lo splendore interiore, per lasciare che divenga luce fuori di noi.

Troverai sicuramente il modo migliore per parlare con la tua Cavalletta, con la tua bambina interiore e, intanto, puoi iniziare così:

Immagina di avere tra le braccia una neonata che all’improvviso si mette a piangere.

«Eh ma basta, non se ne può più, piangi sempre per le stesse cose!».

«Oggi non hai fatto niente di oggettivo, non ti meriti di prendere ancora del latte».

«Comprendo i tuoi bisogni, però così mi stressi: vuoi piantarla?».

Le diresti così?

Oppure pensa se una bambina piccola ti corresse incontro piangendo, e dal tanto singhiozzare non riuscisse a dire nemmeno una parola del perché è così scossa.

«Dai su, non farti vedere che piangi, che poi lui si scoccia».

«Non pensi di esagerare? Pensa a chi sta peggio di te!».

«Ti vuoi dare una calmata che mi stai facendo diventare sorda?».

Non penso le risponderesti in questo modo, vero?

Corri a prenderti oggi stesso ed esattamente là da dove sei dovuta scappare credendo che solo così ti saresti salvata.

Vai, corri a confortarla la bambina che sei stata, asciugale le sue lacrime, fallo adagio, senza dire una parola.

Prendila in braccio, lavala, mettile un vestito pulito e profumato, carezzale il volto, guardala dritta negli occhi e poi giurale:

«Sono qui. Sono venuta a riprenderti. Non hai idea delle cose belle che sei riuscita a fare. Non puoi nemmeno immaginare quanto tu sia forte, quante battaglia tu abbia vinto. Vieni, dammi la mano, ti mostro la tua stessa grandezza».

Poi corri a cercare uno specchio, e resta in silenzio, fissandoti negli occhi, e guarda.

Guarda quanto sei forte. In quegli occhi, quanta forza c’è, e c’è stata in tutti in questi anni.

Guarda come ti hanno aspettata quegli occhi, e come li guardi, felice di esserti ritrovata.

La tua bambina interiore, la tua Cavalletta, la tua Unihipili ti sta aspettando.

Ha bisogno di te.

E tu di lei.

Conclusione

È nostro compito, come adulti, rassicurare e proteggere il nostro Unihipili, curare le sue ferite e promettergli sicurezza.

Il percorso verso l’accettazione di sé stessi è un cammino che tutti dobbiamo percorrere. E non è mai troppo tardi per prendere in mano la tua felicità, per mostrare al mondo chi sei veramente, per far brillare il tuo diamante interiore.

Risorse aggiuntive

Se ti interessa approfondire la cultura hawaiana e le sue correnti spirituali, ti invitiamo a leggere i nostri articoli su Ho’oponopono e Huna.

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Una risposta

  1. La cultura hawaiana è rimasta schiacciata dal lato peggiore della cultura occidentale, ergo….
    Basta guardare gli hawaiani di oggi, obesi. demotivati, emarginati. La stessa fine degli indiani d’America.

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