Kapalabhati, conosciuto anche come il respiro di fuoco, è una tecnica di pranayama dell’Hatha Yoga.
Il suo effetto energizzante ed equilibrante l’ha resa molto popolare anche in Occidente. In questo articolo scopriamo le sue origini, come si pratica e tutti i benefici che può portarci.
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ToggleCos’è Kapalabhati
Kapalbhati (कपालभाति) è una tecnica di respirazione yogica considerata un kriya, o pratica di purificazione interna.
Il termine deriva dal sanscrito kapala (कपाल), che significa “teschio” o “cranio”, e bhati (भाति), che significa “brillare”. Come possiamo dedurre dalla sua traduzione letterale, si tratta di una tecnica che mira a purificare, o “far brillare”, il cranio.
Questo perché gli organi all’interno del cranio, principalmente il cervello, il cervelletto e tutti gli spazi della testa collegati alla parte posteriore del naso, sono influenzati in modo positivo da questa respirazione. Inoltre, molti yogi praticano questa tecnica pranayama per ripulire le nadi.
L’idea di base del Kapalbhati è che il cervello e tutte le parti del cranio vengono purificate attraverso brevi ma forti esalazioni d’aria.
Kapalbhati fa parte del sistema yogico di pulizia del corpo noto come shatkarma (षटकर्म) o shatkriya.
Esistono fondamentalmente tre forme di Kapalabhati:
- Vatakrama kapalabhati, la pratica più comune (e anche quella che esploreremo in quest’articolo), in cui l’espirazione è attiva mentre l’inspirazione è passiva, l’opposto della normale respirazione.
- Vyutkrama kapalabhati, una pratica simile a Jala neti, consiste nell’inalare dell’acqua attraverso le narici, lasciarla fluire in bocca e infine sputarla.
- Sheetkrama kapalabhati, può essere considerata il contrario di Vyutkrama kapalabhati, in cui l’acqua viene prelevata attraverso la bocca e quindi espulsa attraverso il naso.
Kapalabhati, come si pratica
Nell’ambito di una pratica yoga, è meglio eseguire questa tecnica prima delle asana (il flusso ideale è pranayama, asana e meditazione in quest’ordine).
È anche consigliabile praticarla a stomaco vuoto, indossando vestiti comodi e traspiranti.
Prima di cominciare la pratica, assicurati di assumere la giusta postura e di prenderti qualche secondo per centrarti lasciando fluire naturalmente il tuo respiro e concentrandoti sull’aria che entra ed esce dai tuoi polmoni.
Preparazione
Poiché questo processo è correlato alla respirazione, dovrebbe essere eseguito seduti in Padmasana, o posizione del loto.
I muscoli dello stomaco dovrebbero muoversi liberamente durante Kapalabhati. Questa libertà non può essere raggiunta stando seduti su una sedia o sdraiati, quindi la tecnica può essere eseguita al meglio quando la colonna vertebrale è eretta. Puoi aiutarti con un cuscino zafu per favorire questa posizione.
L’attenzione è rivolta al basso addome e le mani possono essere posizionate sia sulle cosce che sull’addome. Anche se non è parte del processo, è molto comune tenere le mani in gyan mudra durante questa pratica.
Durante l’inspirazione, il basso addome è contratto e durante l’espirazione il respiro viene espulso rapidamente (vedremo meglio i dettagli nel prossimo paragrafo).
Kapalbhati è considerata una tecnica di respirazione da intermedia a avanzata. Se sei un principiante, comincia con pochi cicli e poi aumenta gradualmente la durata.
Non eseguire questa tecnica se soffri di problemi cardiaci, polmonari o circolatori, oppure fatti guidare da un maestro yoga esperto.
Gli yogi più avanzati possono praticare il Kapalbhati incorporando i tre bandha.
Pratica
Ecco come praticare il respiro di fuoco:
- Siediti comodamente in Padmasana tenendo la schiena dritta e le spalle rilassate. Aiutati con uno zafu se necessario.
- Appoggia le mani sulle cosce. Se lo desideri, tienile in gyan mudra.
- Chiudi la bocca. Questa respirazione si esegue esclusivamente attraverso il naso.
- Inspira profondamente, concentrandoti sull’aprire più che puoi entrambe le narici ed espandere l’addome.
- Ora contrai con forza i muscoli addominali di modo da espirare completamente e in un colpo solo tutta l’aria che hai inspirato nel passaggio precedente.
- L’inspirazione successiva avverrà spontaneamente da un ritorno passivo, senza alcuno sforzo, lasciando rilassare i muscoli dell’addome. Si tratta di una normale reazione del corpo. Anche se hai l’impressione che ti manchi l’aria mentre espiri, non affannarti o tenderti. Il tuo corpo sa come comportarsi e compensa subito.
- Le respirazioni dovrebbero tutte essere brevi e forti.
- Continua a respirare così, contraendo l’addome in espirazione e lasciandolo rilassare in inspirazione, fino a percepire una sensazione di calore a livello addominale.
- Per un effetto ottimale, ripeti questo esercizio per 15 respirazioni complete (quindi 15 inspirazioni e 15 espirazioni), poi fai una pausa e ricomincia. La durata ideale sono tre cicli da 15 respirazioni.
Fondamenti della pratica
Quello che devi ricordare in questo processo è che l’inspirazione (chiamata Pooraka nell’Hatha yoga) è passiva, mentre l’espirazione (chiamata Rechaka) è attiva.
In un ciclo di Kapalbhati dovrebbero essere eseguite le massime ripetizioni di Rechaka e Pooraka possibili, quindi il ritmo del tuo respiro dovrebbe aumentare molto. Per una persona comune, 120 ripetizioni al minuto (cioè un’inspirazione e un’espirazione al secondo) è un rapporto ideale. Gli yogi esperti possono arrivare fino a 200 ripetizioni. Non è consigliabile andare oltre.
Se ti spaventa l’idea di respirare così “affannosamente”, ricorda che Kapalbhati dovrebbe essere un processo molto controllato ed equilibrato. Nella vita di tutti i giorni, esaliamo dai 500 ai 600 cc d’aria per ogni espirazione. Durante il processo Kapalbhati, vengono espulsi da 40 a 50 cc in più di aria. Ciò dimostra che non è prevista l’espirazione di più aria durante il processo e che la differenza rispetto alla normale respirazione è minima.
Benefici
Kapalbhati aumenta l’apporto di ossigeno nel corpo, che può promuovere la chiarezza della mente e la concentrazione. Secondo i praticanti di Hatha yoga, la tecnica Kapalbhati purifica il corpo da tutte le impurità.
Altri benefici includono:
- Una maggiore quantità di prana (energia vitale) che circola in tutto il corpo. A livello puramente fisiologico, la circolazione sanguigna aumenta e questo ci fa sentire più energici.
- Una mente più calma. Quando siamo così concentrati sul respiro, non abbiamo tempo per pensare ad altro. Questo permette alla nostra mente di stabilizzarsi e tornare al momento presente.
- Una maggiore efficienza muscolare. Nel normale processo di respirazione, i muscoli del diaframma spesso non possono essere controllati a nostro piacimento. Generalmente sono controllati dal sistema nervoso involontario. Nel processo di Kapalbhati, si ottiene il controllo su questi muscoli e si provoca molto movimento, aumentando così l’efficienza e la tonicità dei muscoli del diaframma e dell’addome.
- Rimozione delle impurità nell’apparato respiratorio. Trachea e alveoli vengono ripuliti tramite questa pratica. Il forte Rechaka e il minimo Pooraka aiutano a spingere le impurità in avanti fino a quando non vengono espulse dal corpo.
- Risveglio della Kundalini, un’energia dormiente che risiede vicino al Muladhara Chakra nel basso addome. Le spinte nel Kapalbhati risvegliano questo potere. Ovviamente è necessaria una pratica continua e controllata affinché questo risveglio avvenga.
Origini di Kapalabhati
Kapalbhati è menzionato più volte negli antichi testi yogici. Si tratta di un antico esercizio di respirazione tradizionalmente impiegato nel Kundalini Yoga per risvegliare l’energia spirituale, così come nel Bikram Yoga.
Gheraṇḍa Saṃhitā, un testo di Hatha Yoga datato tra il XVI e XVII secolo, descrive Kapalbhati nel suo primo capitolo:
Esistono tre tipi di Kapalbhati: Vatkrama, Vyutkrama e Sheetkram. Eseguendo kapalbhati, i dosha di kapha vengono eliminati.
Questo passaggio fa riferimento a un ulteriore beneficio della pratica, ovvero il riequilibrio dei dosha, in particolare Kapha.
Tuttavia, il processo di Kapalbhati che abbiamo studiato finora è diverso da quello descritto in Gherandsamhita.
L’Hatha Yoga Pradipika descrive Kapalbhati in modo più corretto:
Quando Pooraka e Rechaka vengono eseguiti rapidamente come nei mantici di un fabbro, è conosciuto come Kapalbhati. Lo studio di Kapalbhati riduce i kapha dosha.
Sia Gheraṇḍa Saṃhitā che Hatha Yoga Pradipika concordano sul fatto che la pratica del Kapalbhati elimina i kapha dosha.
La similitudine usata è molto azzeccata: si osserva il movimento del mantice, dove viene applicata forza sullo strumento per far uscire l’aria. Il mantice viene poi allentato per far entrare l’aria con naturale facilità.
Allo stesso modo, in Kapalbhati ci si aspetta un potente Rechaka e un Pooraka più spontaneo e naturale.
Conclusione
Il respiro di fuoco è una tecnica yogica antichissima che porta numerosi benefici a corpo e mente. Praticarla abitualmente prima delle asana arricchisce la nostra pratica, energizzando tutto il corpo e donandoci chiarezza mentale.
Letture consigliate
- Rapisarda Sassoon, Cristina(Autore)
- Bailey, Steven(Autore)
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2 risposte
Molto bello e interessante… può contribuire a riequilibrare un Sistema Nervoso Autonomo traumatizzato, con l’Amigdala bloccato cronicamente su modalità “pericolo?..”
Sempre articoli molto interessanti.
Grazie.